Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, marzo 15, 2006

DEVOLUTION ASSENTE NEL DUELLO BERLUSCONI-PRODI

di Giacomo Stucchi

Fra i tanti temi toccati nel duello televisivo Berlusconi-Prodi, che per inciso non credo abbia visto primeggiare nessuno dei due leader in particolare, c’è stato un grande assente: il federalismo. Complice la circostanza che nessuno dei due giornalisti in studio ha posto la domanda, il premier in carica e lo sfidante hanno ritenuto di non tirare in ballo la più grande riforma costituzionale della storia della Repubblica. Comprensibile, per la verità, che non la abbia fatto Prodi, un po’ meno condivisibile invece l’omissione da parte di Berlusconi. Che secondo noi ha perso una buona occasione per ricordare ai cittadini come la Cdl, approvando definitivamente la riforma, sia riuscita la dove l’Unione ha fallito nella precedente legislatura. Inoltre, non mi pare sia emerso abbastanza l’altro merito del centrodestra: il record di stabilità del governo. Non è mai accaduto dal dopoguerra ad oggi che un esecutivo sia durato in carica ben cinque anni, portando a termine la legislatura. Si tratta di un fatto oggettivo non contestabile che va a vantaggio della Cdl e svantaggio di Prodi che, invece, cinque anni al governo forse li farà ma in due legislature. Inoltre sono mancati altri temi che scottano, tanto nella società civile quanto, soprattutto, nell’Unione: i Pacs, lo scontro di civiltà tra mondo occidentale e islam (ad eccezione di una surreale domanda su un eventuale conflitto con l’Iran), il tema della sicurezza dei cittadini. Ma il passaggio che più dovrebbe preoccupare i cittadini che andranno a votare il 9 e 10 aprile è stato quando Prodi ha detto che Bertinotti “è un uomo d’onore” e quindi, in virtù di questa sua prerogativa, mai e poi mai farà di nuovo lo sgambetto ad un eventuale esecutivo di centrosinistra. Ora, si può credere quanto si vuole all’ “onore” di Bertinotti (soprattutto se, come si dice, in caso di vittoria dell’Unione il segretario di Rifondazione comunista andrà a ricoprire un importante carica istituzionale, forse quella di presidente della Camera dei Deputati), ma non si può negare che su tasse, grandi opere pubbliche, politica sociale, la distanza tra le parti all’interno dell’Unione sia siderale. Solo la bramosia di Prodi, nonostante la sua apparentemente innocente confessione “io nella vita ho già fatto tutto e non mi interessa altro che fare le riforme in questo Paese, soprattutto per il bene dei giovani”, e la sua ambizione di tornare al governo per ricominciare esattamente da dove lo avevano cacciato, possono soprassedere alle indiscutibili diversità che attraversano in lungo e in largo il ginepraio politico del quale il Professore molto difficilmente verrà a capo. La verità è che, ed è questo che i cittadini devono seriamente tenere in considerazione nel segreto dell’urna, senza il collante che tiene insieme tutto il variegato mondo del centrosinistra, cioè il comune nemico da abbattere, Silvio Berlusconi, la comunione d’intenti nell’Unione si scioglierebbe come neve al sole. Ecco perché, prima o poi, Prodi, che in tv già rivendica con orgoglio di avere alla spalle il più numeroso gruppo parlamentare, prima ancora che gli elettori esprimano il loro voto, inevitabilmente si scontrerà con la realtà dei fatti. E questi dicono che in politica comanda chi ha i numeri e Prodi non li ha ora e non li avrà nemmeno con un centrosinistra vittorioso alle Politiche. Il dibattito in tv ha infine detto un'altra cosa: e cioè che ogni Paese ha esigenze, usi e costumi diversi. Si è voluto copiare il modello americano ma la verità è che a casa nostra la campagna elettorale si gioca ancora nelle piazze, nei comizi tra la gente e non negli asettici studi televisivi. Negli Stati Uniti la tv è indispensabile anche perché, considerate le immense dimensioni del Paese, sarebbe impossibile per i candidati rivolgersi direttamente a tutti gli elettori. Da noi, invece, il contato col popolo è ancora determinante.