Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, maggio 19, 2006

NELLE MANI DEI SENATORI A VITA

di Giacomo Stucchi

Il governo Prodi ha avuto la fiducia al Senato solo perchè un indomito gruppo di illustri ottuagenari interpreta il proprio ruolo istituzionale in un modo che definire forzato rispetto alla Costituzione è un eufemismo. La carica di senatore a vita infatti fu prevista dai costituenti come riconoscimento a tutti gli ex presidenti della Repubblica ma anche a chi ha onorato la Patria con il proprio esempio di vita. E' probabile che mai e poi mai nessuno di coloro che hanno contribuito a scrivere la carta costituzionale avrebbe immaginato che un governo potesse reggersi in piedi solo con il voto determinante dei senatori a vita; ciò che invece sta puntualmente accadendo in alcuni importanti passaggi istituzionali previsti dal nostro ordinamento, come l'elezione del presidente del Senato e il voto di fiducia al governo. A trarre vantaggio da questa situazione è sempre una sola parte politica, il centrosinistra. In pratica ciò che le urne hanno determinato, e cioè un Paese spaccato a metà sul piano politico ed elettorale, è stato invece interpretato dall'Unione come un disco verde ad accapararsi tutto. Il Professore sta a Palazzo Chigi perchè pochi parlamentari, non eletti dal popolo ma nominati a vita, stanno esercitando la loro carica onorifica in un modo squisitamente politico, determinando di fatto un esercizio del potere da parte di una coalizione di partiti che altrimenti al Senato non avrebbe i numeri per governare. Questa situazione, sta cominciando a far venire il voltastomaco agli elettori, a quelli di destra ma anche a molti altri di sinistra, per il fatto che non solo il voto dei senatori a vita continua ad essere determinante ma anche perchè passano le settimane ma, tra una cerimonia e l’altra, non c’è verso di cominciare a lavorare. L’andirivieni dagli uffici dei Santi Apostoli di ministri e sottosegretari in pectore, tronfi per aver vinto, anche se di un soffio, le elezioni è andato avanti per un mese (durante il quale il Professore non ha fatto altro che ripetere “ho la lista in tasca”) e ha dato ai cittadini l’idea di che cosa sia l'Unione: un accozzaglia di partiti, peraltro divisi al loro interno, avente come unico collante prima l’antiberlusconismo e adesso l’attaccamento alle poltrone. Chi non ricorda le facce di Fassino, Rutelli, Pecoraro Scanio, Di Pietro, Giordano che per cinque anni hanno denunciato tutto ciò che a loro dire non andava nel nostro Paese? Dai trasporti all’aumento dei prezzi, dal traffico cittadino all'inquinamento ambientale, sembrava che il tracollo fosse imminente. E adesso? Adesso non ci si lamenta più. Tutto "va bene" e siamo in attesa che Prodi, dopo aver smesso di partecipare a feste e festini per celebrare la "vittoria", cominci seriamente a fare qualcosa. Ma cosa? E già perchè il punto è proprio questo: da dove far cominciare il neonato governo senza rischiare di farlo cadere già ai primi passi? Di certo non possiamo aspettarci molto perchè saranno i mille veti incrociati a condizionare negativamente l’operato del governo; da quest'ultimo pretendiamo però almeno una corretta campagna di informazione sui temi oggetto del prossimo referendum costituzionale. Delle malefatte dell'esecutivo ci occuperemo senza sosta nel prossimo futuro ma adesso ciò che conta sono le immediate scadenze elttorali: quella amministrtiva, con il rinnovo dei mandati a sindaco in importanti città, e quella referendaria che deve essere portata avanti senza propaganda e preconcetti. Di maggiore informazione in tal senso si sente un gran bisogno dal momento che tra i cittadini, che di solito non hanno il tempo per aggiornarsi quando le notizie sono a portata di mano figuriamoci poi se invece quest’ultime mancano, in pochi sanno con precisione qual è la posta in palio. Ecco perchè il Carroccio denuncia un insufficiente livello di attenzione, sia da parte delle istituzioni sia degli organi di informazione.