Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, maggio 22, 2006

A PALAZZO CHIGI UNA TORRE DI BABELE

di Giacomo Stucchi

Chissà a cosa si riferiva Prodi quando in tv prometteva un pò di "felicità". Forse a quella che in questo momento provano i suoi accoliti che, dopo la spartizione di poltrone e strapuntini, di certo sono gli unici ad averci guadagnato dalla nascita dell'attuale governo. Per tutti gli altri cittadini invece l'esecutivo Prodi resta un incubo, che però siamo sicuri finirà molto presto. Ma intanto bisogna evitare che questi sconsiderati dell'Unione facciano più danno di un caterpillar. Le premesse ci sono tutte: massima confusione su ogni questione, dalla politica estera a quella economica, e impossibilità di sapere esattamente chi fa cosa nel governo appena insediato. Una situazione surreale la cui drammaticità è stata colta subito dalle massime cariche istituzionali che, dal presidente dellla Repubblica Napolitano a quello del Senato Marini, si sono già preoccupati di chiedere il soccorso dell'opposizione. In particolare, il primo per un rinnovato impegno sul piano europeo, dove nostro malgrado le vicende interne non sfuggono di certo a chi di dovere e sono anzi oggetto di osservazione speciale; il secondo, per un auspicata intesa con la Cdl sull'agenda politica delle prossime settimane. E già perchè adesso che si fa sul serio, da un lato con la nomina dei presidenti di Commissione dei due rami del Parlamento, dall'altro con i primi provvedimenti da inserire all'ordine del giorno dei lavori di Camera e Senato, esiste la concreta possibilità che la coalizione di centrosinistra crolli sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. Che consistono nella mancaza dei "numeri" al Senato ma, soprattutto, nell'evanescenza di un programma condiviso che non sia limitato solo al mantenimento a tutti i costi del potere. "Chi è causa dei suoi mali, pianga se stesso", recita un vecchio ma sempre valido proverbio che si addice perfettamente alla situazione. Prodi ha sempre detto che con questa coalizione, che spazia dai Verdi ai Comunisti italiani, dalla Margherita ai Ds, da Di Pietro a Mastella, dai no global a Luxuria, sarebbe stato possibile governare e affrontare adeguatamente i problemi del Paese. Ebbene, da quel che si vede, per ora al neo presidente del Consiglio non è rimasto altro che andare in bicicletta nella sua Bologna per scappare dalla Torre di Babele che è diventato Palazzo Chigi. Non c'è un solo ministro d'accordo con quanto dice un suo collega: c'è chi vuole il ponte sullo Stretto e chi no; chi vuole ritirare i nostri operatori di pace in Iraq e Afghanistan subito e chi invece gradatamente e d'intesa coi governi locali; chi vuol aumentare le tasse e chi invece eliminare l'Irap; chi vuol portare avanti le opere pubbliche e chi vorrebbe bloccarle in nome di un falso ambientalismo. E ancora, chi vuole che vengano scontate le pene e chi spinge l'acceleratore per approvare provvedimenti di clemenza; chi vuol eliminare la legge Gasparri, ma senza dire con che cosa sostituirla, e chi vuol chiudere i centri di prima accoglienza per gli extracomunitari senza spiegare però dove queste persone dovrebbero essere identificate. Insomma, se non è il caos totale poco ci manca; né ci consola l'essere stati facili profeti di un disastro annunciato. Perchè a farne le spese di tutto questo saremo tutti noi.
Le imprese, da quelle grandi a quelle piccole e medie, hanno bisogno di certezze. Hanno necessità di sapere quale sarà la politica fiscale del governo e quali gli incentivi alla produzione. I cantieri per le grandi opere pubbliche invece devono sapere se chiudere i battenti o assumere nuovi operai, perchè un giorno un ministro dice che si va avanti mentre quello dopo un suo collega sostiene il contrario. Intanto, ad ogni passo falso del governo (già parecchi nonostante i pochi giorni di vita) le azioni di importanti società quotate in borsa vanno giù.
E allora, che fare? Di certo evitare di togliere le castagne dal fuoco a Prodi e al suo governo. Rifiutando senza indugi, per esempio, l'offerta fatta alla Cdl di presidenze di Commissioni alla Camera e al Senato. Si tratta di una trappola e bene ha fatto Berlusconi a bollarla senza mezzi termini come "elemosina", alla quale peraltro il Carroccio in primis non è per niente interessato. Il centrosinistra ha mostrato i muscoli quando si è trattatto di accapararsi le più alte cariche dello Stato, ebbene adesso faccia altrettanto per andare avanti. Se Prodi vorrà restare in sella sarà costretto a far presenziare in ogni seduta al Senato gli ottantenni senatori a vita che sono determinanti per la sua maggioranza, certo uno strano destino per chi in campagna elettorale aveva promesso di voler contare soprattutto sui giovani.