Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, giugno 22, 2006

“SI” CAMBIA ROTTA

di Giacomo Stucchi

Negli appelli finali agli elettori, che il 25 e 26 giugno andranno a votare per il referendum confermativo costituzionale, da parte dei rappresentanti del centrosinistra se ne sentono di tutti i colori. La balla più gettonata è quella “dei venti sistemi sanitari, delle venti pubbliche istruzioni o delle venti polizie diverse”; ma non è da meno quella sui presunti costi della devolution (c’è chi parla di centinaia, chi addirittura di migliaia di milioni di euro all’anno) o quella sull’altrettanto presunto caos nel sistema di formazione delle leggi come conseguenza dell’abolizione del bicameralismo perfetto (cioè di quel sistema in vigore oggi per cui una legge prima di diventare tale deve essere approvata da entrambi i rami del Parlamento nel medesimo testo). Insomma, ferve nel centrosinistra l’attività di chi la spara più grossa, tanto sul piano dei numeri quanto su quello degli argomenti. La verità è che il fronte del “Si” avanza e il centrosinistra, che teme di perdere gran parte del suo potere con questa riforma costituzionale, ha paura. Prevale quindi l’istinto di sopravvivenza anche a costo di mistificare fatti e circostanze. Come quella per esempio che ci ricorda come fu la sinistra a cambiare per prima la Costituzione a colpi di maggioranza nel 2001, allo scadere della legislatura, in nome di un falso federalismo per giunta pasticciato e inconcludente. La riforma che votiamo adesso rimette invece ordine in questa materia attribuendo senza equivoci competenza esclusiva alle Regioni in materia di sanità, pubblica sicurezza e istruzione. Così come si fa finta di soprassedere sul fatto che la sinistra non vuole maggiori poteri al premier, che la riforma della Cdl invece gli attribuisce, per il semplice motivo che l’obiettivo di Fassino, Rutelli e Bertinotti è quello di tenere al guinzaglio il presidente del Consiglio. Mentre a qualsiasi cittadino pare ovvio che vi sia un esecutivo forte, in grado di decidere e di assumersi le proprie responsabilità, con un Primo Ministro che può scegliersi i propri ministri e li può revocare se questi non assolvono al loro dovere, il centrosinistra si schiera invece dalla parte di chi vuole fare crescere la partitocrazia e con essa gli strumenti di ricatto nei confronti del premier. Se vincessero i “Si” un capo di governo alla Romano Prodi, senza uno schieramento che lo sostenga davvero e totalmente in balia delle decisioni altrui, non si potrebbe infatti nemmeno immaginare. D’altra parte come ci si può aspettare che il centrosinistra, che in questo scorcio di legislatura ha dato prova di straordinario attaccamento alle poltrone tanto da doverle moltiplicare (con un numero spropositato di sottosegretari) per soddisfare la fame di potere di esponenti grandi e piccoli, possa accettare la riduzione del venti per cento del numero dei parlamentari che ci sarebbe se vincessero i “Si”? Oppure come si può immaginare che la coalizione che sostiene il Professore, costretta a spacchettare i ministeri per distribuire le deleghe a destra e a manca, possa invece accettare la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni prevista nelle devolution? Al di là delle suddette incontrovertibili argomentazioni, che dovrebbero contribuire a spiegare ai lettori le vere ragioni per le quali l’Unione non vuole che vincano i “Si”, esiste comunque un quesito di fondo che ogni cittadino, di destra o di sinistra, può porsi per fugare ogni ragionevole dubbio su come votare il 25 e il 26 giugno prossimi; e cioè vi ritenete soddisfatti dell’attuale sistema costituzionale e di quello che quest’ultimo ha prodotto in quasi sessant’anni di esistenza? Perché una Costituzione non è solo una legge ma molto di più. In essa un popolo si riconosce non solo sotto il profilo politico ma anche sotto quello della giustizia, della morale, del sentimento comune. Se pensate di riconoscervi in tutto quello che, nel bene e nel male, la storia della Repubblica ha espresso sin qui non potete avere dubbi né sull’opportunità o meno di andare a votare né su come votare. Ma se invece ritenete che dopo alcune decenni la nostra Costituzione, che la riforma non cambia nella parte dei principi, necessiti invece di “una messa a punto” per quanto riguarda, il governo, la formazione delle leggi, i poteri delle Regioni, il numero dei parlamentari, allora non potete che votare “Si”, con cognizione di causa e soprattutto con la certezza che si cambierà rotta.