Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, settembre 12, 2006

Le verità nascoste di Palazzo Chigi

di Giacomo Stucchi

Tra tutte le notizie interpretate a senso unico dagli organi di stampa che fiancheggiano il governo Prodi, la più grave per le sue conseguenze è quella sulle dichiarazioni rese da Berlusconi a Gubbio a proposito della missione dei nostri soldati in Libano. In primo luogo, perché ad essere in ballo è la sicurezza dei nostri militari; in secondo luogo, perché la sinistra non perde mai il vizio di distorcere la realtà e manipolarla a proprio piacimento. Così come è accaduto nella lunga primavera elettorale, che in pochi mesi ha visto i cittadini andare a votare prima per le Politiche e poi per il referendum, durante la quale sono state fornite all’opinione pubblica informazioni di parte, per tutto lo scorso mese di agosto editorialisti e osservatori schierati col centrosinistra si sono sforzati di accreditare l’ipotesi di un presunto accordo tra Berlusconi e Prodi su Unifil 2. Ora, pur non avendo informazioni dirette sui contenuti dei colloqui intercorsi tra i due e premesso che, come ha ricordato il nostro segretario federale Umberto Bossi, in qualche modo bisogna aiutare i popoli di quelle terre martoriate dall’odio e dalla guerra, non è irrilevante sottolineare come, almeno per quanto riguarda la Lega, non è mai esistito alcun accordo per mandare i nostri soldati in Libano. E questo perché a tutt’oggi né il presidente del Consiglio Prodi né il ministro degli Esteri D’Alema hanno chiarito i termini della missione. Non contribuisce a fare chiarezza in tal senso nemmeno la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite che se da un lato affida ai libanesi, con i quali gli italiani collaborano, il compito di disarmare le milizie Hezbollah, dall’altro fa finta di ignorare che la situazione politica in quella terra è ancora troppo instabile per consentire il raggiungimento di un simile obiettivo, quanto meno nel medio periodo. E allora perché mandare in tutta fretta i nostri soldati nella terra dei Cedri? E come mai i movimenti pacifisti, no global e girotondini vari, in servizio permanente quando Berlusconi era a Palazzo Chigi, adesso assistono silenti a tale iniziativa? Vi siete mai chiesti cosa sarebbe accaduto se a prendere questa decisione fosse stato il precedente governo? Tutto il centrosinistra, da Rutelli a Diliberto, avrebbe colto l’occasione per accusare l’esecutivo di spregiudicatezza, incoscienza e quant’altro. Si sarebbe chiesto la convocazione straordinaria del Parlamento, dinanzi al quale si sarebbero recati in massa migliaia di pacifisti, o presunti tali, per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio, del ministro della Difesa e di tutti i vertici dell’esecutivo. Qualcuno avrebbe anche chiesto lo scioglimento delle Camere per attentato alla Costituzione. La verità è che in questa Italia strampalata, complice una parte del mondo dell’informazione, se l’Unione decide di impiegare i nostri militari in Libano allora si tratta di una spedizione di “importanza storica”, come l’ha definita il Professore, e diventa anche un evento mediatico; mentre se è un governo di centrodestra a decidere di mandare in missione di pace i soldati in Afghanistan, dove i nostri uomini stanno contribuendo alla costruzione di una democrazia in una area che fanatici religiosi vorrebbero come rifugio per il più grande criminale della storia recente, Bin Laden, allora tutto è sbagliato. Prodi e D’Alema sostengono di aver dato vita in questi mesi ad una nuova stagione in politica estera, segnando una netta discontinuità con quanto aveva fatto il precedente governo. A noi pare invece che i due si muovono su terreni minati consapevoli del fatto che da un momento all’altro tutto potrebbe saltare per aria; mi riferisco tanto alla presunta compattezza della maggioranza sulle iniziative del governo in politica estera quanto alle complicazioni che da qui ai prossimi mesi potrebbero venire fuori in Libano. Inoltre, le motivazioni sulla centralità dell’Unione europea e delle Nazioni Unite, che l’esecutivo sostiene di voler perseguire, e che lo differenzierebbero da Berlusconi e dalle sue presunte iniziative unilaterali (che in realtà non sono mai esistite, dal momento che ogni decisione è sempre stata intrapresa insieme agli alleati), sono una bufala grande come una casa. Più probabile invece che il Professore e il suo ministro degli Esteri, decisi in un primo tempo a giocare un ruolo da protagonisti in questa intrigata vicenda, abbiano adesso capito di poter restare con il cerino in mano. Del resto le stesse improvvide confessioni del presidente francese Chirac a Zapatero nel corso di un vertice (che a microfono erroneamente ritenuto spento ha tra l’altro detto “Hezbollah ha perso un po’ della propria forza, ma in tre, quattro o cinque mesi tutto potrebbe diventare pericoloso”), la dicono lunga sulla consapevolezza che i leader europei hanno di aver portato migliaia di uomini in una santabarbara che, ci auguriamo tutti, non esploda mai.