Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, settembre 28, 2006

PERCHE’ PRODI NON CI RAPPRESENTA

di Giacomo Stucchi

Vorrei spiegare perchè, come cittadino del Nord e come parlamentare del Carroccio, trovo molto difficile riconoscere in Romano Prodi il premier che mi rappresenta. A poco più di cinque mesi dal voto e dopo tutti i controlli e le verifiche previsti per legge, si può affermare senza paura di essere smentiti che il Professore ha potuto fare ritorno a Palazzo Chigi grazie a una risicata e incerta vittoria elettorale. So che molti osservatori, di entrambi gli schieramenti, già all’indomani del voto hanno più volte rimproverato al presidente del Consiglio uscente Silvio Berluscioni di essersi attardato troppo nel riconoscimento, peraltro mai compiuto, della vittoria prodiana; ritenendo quest’ultimo, da un lato, un passaggio scontato in una democrazia consolidata; dall’altro, un punto di partenza per riallacciare inevitabili rapporti con la nuova maggioranza. Ma la questione è che l’Unione, complice una pessima legge elettorale, non ha la legittimazione democratica dei numeri, oltre ogni ragionevole dubbio. Si tratta di un dato di fatto. Non tanto per l’esiguità dei venticinquemila voti, in democrazia infatti anche un voto determina la differenza tra maggioranza e opposizione; ma quanto perchè, come poche altre volte in passato, le ultime Politiche sono state caratterizzate da irregolarità, brogli, cattive interpretazioni dei presidenti di seggio. Eppure, in nome di questa esigua ed incerta vittoria, Prodi e l’Unione si sono accaparrati tutte le più alte cariche dello Stato; inoltre, poiché l’appetito viene mangiando e il desco del centrosinistra è molto affollato, non hanno esitato prima a moltiplicare le poltrone ministeriali e poi ad occupare tutte le altre, a cominciare dalla Rai. Ma c’è di più e aiuta a capire perché Prodi non rappresenterà mai la maggioranza degli italiani. Il nostro territorio, dalle Alpi a Lampedusa, è eterogeneo dal punto di vista economico, sociale, politico e geografico, ma una cosa lo accomuna: la radice cristiana. Ebbene, il Professore, tanto nella sua qualità di presidente della Commissione europea quanto in quella di capo dell’esecutivo, non ha mai pronunciato una parola, tanto meno compiuto un atto concreto, in difesa dì queste comuni radici cristiane. Anzi, come leader della massima istituzione europea ha fatto finta di niente quando sciagurati costituenti hanno deciso di omettere nella Carta costituzionale dell’Ue le comuni radici cristiane dei popoli d’Europa; ancora peggio ha fatto come premier, quando a New York ai giornalisti che gli chiedevano un parere sulla sicurezza del Papa, dopo le reiterare minacce provenienti da una parte del mondo islamico, ha risposto.”Non ne so proprio nulla, chiedetelo alle sue guardie”. Che equivale a dire che al presidente del Consiglio della incolumità del Pontefice non gliene può fregare di meno. Forse anche perché di lì a qualche ora il Nostro avrebbe avuto un incontro con il presidente iraniano, per una delle sue missioni impossibili, e non era nelle sue intenzioni contrariare un così autorevole interlocutore. Infine, ho difficoltà a riconoscere Prodi come premier perché, dal punto di vista squisitamente politico, continua a prendere in giro il popolo. Lo ha fatto prima e durante la campagna elettorale, quando diceva di essere a capo di una coalizione con un programma elettorale condiviso, lo fa oggi quando rivendica l’efficacia di un’azione di governo che invece, oltre a fare acqua da tutte le parti, divide in mille rivoli il già torbido fiumiciattolo dell’Unione. La verità è che l’ex presidente dell’Iri ha sempre fatto delle divisioni degli alleati il suo punto di forza; tanto che, dopo la defenestrazione del 1998, non si è nemmeno preoccupato di organizzare un partito che potesse metterlo al ripario dai ricatti degli azionisti di maggioranza della sua coalizione. “Divide et impera” è sempre stato il motto del Professore ma, dopo i continui scivoloni politici e diplomatici, i detentori della golden share dell’Unione, Fassino e Rutelli, molto presto potrebbero dargli il secondo ben servito ed avviare una nuova fase politica. Ovvero una soluzione peggiore del male che, nell’immediato futuro, potrebbe tradursi in assalti alla diligenza della finanziaria, imboscate parlamentari, regolamenti di conti politici e quant’altro una coalizione divisa e inconcludente qual è quella dell’Unione è in grado di mettere in campo. Ecco perché è quanto mai opportuno che la Cdl rinnovi e verifichi subito le ragioni di un all’alleanza, dal punto di vista della Lega Nord finalizzata alla totale e quanto più rapida attuazione del federalismo e delle altre riforme di ammodernamento dello Stato, che molto presto potrebbe essere chiamata ad assumersi nuove e importanti responsabilità.