Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, novembre 14, 2006

IL FEDERALISMO PASSA DALLA LEGA

di Giacomo Stucchi

Dopo l’ultimo intervento del segretario federale su la Padania, nel quale tra l’altro Umberto Bossi ha ribadito concetti semplici e risaputi, tutti a chiedersi se il Carroccio resterà con la Cdl o darà un appoggio al governo. Posta così la questione, in realtà si perde di vista il punto essenziale, che non è se la Lega deve stare al governo o all’opposizione, ma cosa fare per raggiungere il nostro unico obiettivo: il federalismo. Nessun governo, di centrodestra o di centrosinistra, ha mai realizzato delle riforme federaliste senza la Lega. In tal senso è la storia a parlare e a dire che le uniche riforme approvate sono state quelle nate sotto l’impulso determinante del Carroccio. Se questa è la premessa, la conseguenza è che verosimilmente anche in futuro nessun presidente del Consiglio andrà sino in fondo sul federalismo, perché non glielo permetteranno i partiti che lo sorreggono, se non avrà la Lega Nord a fargli da pungolo. In altre parole, il federalismo per le Regioni del Nord passa attraverso l’azione determinante e indispensabile della Lega. Ebbene, Prodi ha detto “adesso basta con le corporazioni, adesso comincia l’interesse del Paese. Se tutti difendono l’interesse particolare,a ancorché legittimo, siamo finiti”. Bene, diciamo noi, l’interesse di Lombardia, Piemonte e Veneto non può certo dirsi “particolare”, atteso che riguarda le aspettative di milioni di cittadini stanche delle solite promesse di cambiamento non mantenute, per cui se questo governo dovesse offrire subito delle condizioni di federalismo, peraltro previste proprio nella riforma del Titolo V varata a suo tempo del centrosinistra, la Lega Nord non potrebbe che compiacersene. Per quanto mi riguarda, i lettori de la Padania lo sanno bene, sono molto scettico sulle capacità dell’Unione di realizzare subito delle riforme federaliste. I disastri di questo esecutivo sulla Finanziaria sono sotto gli occhi di tutti e la dicono lunga sulla sua capacità di andare oltre il ginepraio nel quale sta lentamente affogando. Adesso poi ci mancava pure l’iniziativa del ministro Turco sulla cannabis per fare ancora più confusione di quanta non ne sia già stata fatta. Ecco perché sono scettico su qualsiasi apertura di credito nei confronti di questo governo neocentralista e dirigista, che sta dimostrando di avere nell’imposizione fiscale e nel mantenimento del potere le sue linee guida. Ma sono anche preoccupato per tutto ciò che questo dibattito potrebbe generare nell’opinione pubblica, soprattutto ad opera di certa carta stampata sempre pronta a riempire le proprie pagine di cronaca politica con inutili polemiche e sterili provocazioni antileghiste. Già stordita dalla follia di Prodi e compagni, la gente si aspetta che l’opposizione diventi il suo nuovo punto di riferimento, serrando i ranghi e rimanendo compatta. E invece una parte di essa che fa? Inciucia con la maggioranza. In tal senso, ci sono dichiarazioni, come quelle rese dal vicepresidente di Palazzo Madama, Mario Baccini, alla vigilia del voto cruciale al Senato sul decreto fiscale collegato alla Finanziaria, che non passano inosservate e che anzi fanno pensare. Baccini, rispondendo all’appello di Berlsuconi a votare compatti, ha detto:“Non ci si può richiamare alla lealtà di coalizione quando abbiamo già detto che la Cdl ha esaurito il suo corso politico. L'Udc comunque i suoi avversari li vede nel centro-sinistra e sarebbe opportuno che i partiti della Cdl facessero altrettanto. Dobbiamo andare incontro a quei movimenti di moderati che già guardavano a noi con interesse o che si sono pentiti di aver scelto Prodi. La strutturazione del nuovo centro-destra è legato alla crescita dell'Udc e la federazione tra moderati va in questa direzione”. Se non è un certificato di morte della Cdl poco ci manca. Il Carroccio, che non è un partito ispirato ad una ideologia ma un movimento territoriale fortemente radicato tra la sua gente e avente come unico obiettivo la libertà per il Nord, anche negli anni di governo non ha mai mancato di smarcarsi dalla Cdl tutte le volte che la maggioranza andava in una direzione che noi ritenevamo contraria agli interessi della nostra gente. Inoltre, anche in questi primi mesi di opposizione, durante i quali gli alleati hanno condiviso con la maggioranza l’approvazione di alcuni provvedimenti, come l’indulto (sul quale peraltro i fatti ci hanno dato ragione dal momento che, oltre ai cittadini, i primi a lamentarsi delle conseguenze di questo scellerato atto di clemenza sono gli stessi operatori della giustizia), noi ci siamo ben guardati dall’assecondarli. Tuttavia rimaniamo convinti che in questo momento solo l’azione unitaria della Cdl può dare una spallata al governo Prodi. Tutto il resto è melina calcistica, tattica politica per far tirare a campare una classe politica che niente avrà mai a che vedere con il federalismo.