Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, dicembre 07, 2006

SOLO CON LA CDL AVREMO IL FEDERALISMO

di Giacomo Stucchi

La manifestazione della Cdl di sabato scorso è stata un successo oltre ogni più rosea aspettativa. In primo luogo, perché l’affluenza di popolo è andata, lo hanno riconosciuto persino gli avversari più avveduti, oltre i confini dell’elettorato di centrodestra ed ha accomunato gli elettori della Cdl ma anche molti altri che avevano votato l’Unione lo scorso mese di aprile e che oggi sono profondamente delusi dall’azione di governo. In secondo luogo, a Piazza San Giovanni si sono probabilmente poste le premesse per un nuovo accordo di opposizione, per ora, e di governo, per il futuro, che riporti al centro della scena politica un programma autenticamente riformatore in senso liberale e federalista. I prossimi giorni, sempre che la maggioranza non provveda da sola a fare harakiri al Senato nel dibattito sulla Finanziaria, diranno quanto concreta sia la strada comune dell’opposizione. Nel 1996 qualcuno la definì “una lunga traversata nel deserto”. Ebbene, oggi è difficile prevedere quanto lunga possa essere ma comunque vada la Cdl commetterebbe un grave errore a frasi trovare impreparata nel caso, non impossibile, di una rovinosa caduta del governo prima della fine naturale della legislatura. Ecco perché, oltre al fatto che gli assenti hanno sempre torto, giudichiamo negativamente la posizione dell’Udc di Casini. Prendere le distanze dal centrodestra è una strada senza ritorno per i centristi che, se da un lato può indebolire il Polo, dall’altro può annientare l’Udc. Non certo per manovre di Palazzo, anzi. Sarà lo stesso elettorato centrista a rendere giustizia alle ragioni dell’alleanza di centrodestra. D’altra parte lo stesso Casini sa perfettamente che una convention, come quella che ha radunato migliaia di persone a Palermo, era possibile solo in Sicilia. Solo in quella regione, infatti, l’Udc può contare su un governatore, Salvatore Cuffaro (peraltro eletto coi voti di tutto il centrodestra), in grado di radunare tutta quella gente. Tutto ciò premesso, veniamo adesso alle questioni che più ci interessano. Può il Nord, ed in particolare la Lombardia e il Veneto, trarre vantaggio da una rinnovata sintonia con Berlusconi e Fini? Crediamo di si e almeno per due ragioni. La prima, perché storicamente solo con questi alleati la Lega Nord ha potuto portare a casa una riforma federalista dello Stato. Il fatto che poi quest’ultima sia stata bocciata dal referendum popolare (e comunque non al Nord, ma solo nelle regioni del centro-sud) è dipeso da mille ragioni, non ultima la campagna diffamatoria che la sinistra ha architettato con la complicità di certi organi di stampa e dei sindacati. Tutto un sistema, insomma, che dalla riforma costituzionale avrebbe auto tutto da perdere, e per questo si è battuto con le unghia e con i denti per impedire che il federalismo diventasse realtà, si è messo di traverso sulla strada del cambiamento. Un pericolo, peraltro, che avevamo ampiamente previsto alla vigilia del voto referendario. Ma tutto questo ormai appartiene al passato e oggi, invece, soprattutto sull’onda del grande raduno popolare di Roma, bisogna guardare al futuro che, per quanto riguarda il Carroccio, non può che avere come obiettivo il traguardo di sempre: il federalismo. Identica la meta ma, questa volta, con una strategia diversa. Non più federalismo in tutte le regioni ma solo in quelle che lo vogliono davvero, come Lombardia, Veneto, Piemonte. Ora, immaginare che tutto questo sia possibile con il governo di centrosinistra, come ha scritto qualche fantasioso osservatore, è inverosimile. Ammesso, infatti, che una o più forze politiche dell’Unione fossero autenticamente interessate al federalismo bisognerebbe poi trovare l’accordo con tutti gli altri partiti che compongono la maggioranza. Un impresa impossibile, come stanno dimostrando questi primi mesi di governo Prodi e, in particolare, l’iter legislativo della Finanziaria che è ormai diventato una barzelletta. Ma c’è di più e riguarda il caos che ha provocato la riforma costituzionale voluta dal centrosinistra e rivelatasi un autentico fallimento. Secondo “Il Messaggero”, dal 2001 sono infatti ducentosessanta i ricorsi dello Stato contro le Regioni che a loro volta hanno fatto ricorso ben 233 volte. “Insomma – continua l’articolo – ministri e governatori se le sono date di santa ragione, negli ultimi cinque anni, a colpi di carta bollata. E l’arbitro, la Corte costituzionale, ha avuto il suo bel da fare per dirimere i conflitti di competenze innescati dalla mancanza, o controversa, attuazione della riforma del titolo V della Costituzione, che regola (ma forse sarebbe meglio dire “avrebbe dovuto regolare”) i poteri tra i diversi livelli di governo”. Insomma, i fatti parlano chiaro e dicono che con il centrosinistra non si va da nessuna parte e tanto meno verso il federalismo.
TRATTO DA LA PADANIA DEL 7.12.2006