Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, gennaio 30, 2007

Nel Palazzo c’è aria di vecchio

di Giacomo Stucchi

Sapete qual è la differenza tra i partiti, di destra o di sinistra poco importa, e la Lega Nord? Che i primi stanno a cincischiare sul nulla, mentre il Carroccio va dritto al sodo. Se sul fronte dell’Unione, infatti, si continuano gli esperimenti sulle liberalizzazioni inutili e sul falso riformismo, dal lato della Cdl invece, anziché proporsi come valida forza alternativa alla maggioranza, ci si perde in discorsi surreali quali la leadership del centrodestra o il partito unico. La sensazione è che si voglia tornare a formule politiche che la gente ha ormai sepolto da tempo. I dialoghi trasversali tra centristi, gli accordi sotto banco tra alcune forze politiche dell’una e dell’altra coalizione, ci fanno tanto pensare ad una armamentario da Prima Repubblica, che il popolo ha scacciato via per sempre democraticamente. Non ci stupiremmo neppure se, nelle prossime settimane, in nome della stabilità politica, qualcuno riproponesse formule quali quella del pentapartito. Nei palazzi della politica romana si sente aria di vecchio. In questo quadro un movimento propositivo e popolare, qual è quello guidato dal segretario federale Umberto Bossi, non può certo stare a guardare. Anche perché mentre lor signori parlano, e magari si mettono d’accordo su come fare una legge elettorale che escluda dal Parlamento quelle forze politiche che non intendono rinunciare alla libertà e all’autodeterminazione, i popoli della Padania spingono sempre di più affinché ci si liberi dal capestro romano. La Lega, come è noto, ha tentato in tutti i modi di agire con le vie democratiche per intraprendere la via del federalismo e dell’autentico riformismo, ma purtroppo non c’è stato niente da fare. Le forze conservatrici e centraliste, che a Montecitorio e Palazzo Madama siedono tanto a destra quanto a sinistra dello schieramento politico, hanno messo in campo tutto il loro potenziale e l’unica forza politica e popolare che le ha combattute è stata la Lega Nord. Noi siamo un movimento di lotta. Abbiamo fatto parte del Governo Berlusconi perché quella era l’unica strada possibile per avere il federalismo e i fatti ci hanno dato ragione, perché siamo riusciti a fare approvare in Parlamento la prima vera riforma costituzionale della storia Repubblicana. Abbiamo impegnato per una legislatura tutte le forze politiche sui temi del federalismo e della revisione della Carta costituzionale, mettendo in discussione anche nell’opinione pubblica vari temi che sembravano essere intoccabili. Non è stata una cosa da poco, direi tutt’altro. Abbiamo anche instillato nella società civile l’idea che il cambiamento è possibile se lo si vuole davvero. Siamo convinti che da tutto questo nessun Governo potrà facilmente tornare indietro e far finta che non sia accaduto nulla, ma non è detto che non ci proveranno portare indietro l’orologio della storia. Il compito della Lega è impedire che questo accada. Se non vogliamo che il federalismo resti solo una parola vaga da citare negli annuari politici o nei libri scolastici, dobbiamo riportare con forza il tema al centro del dibattito politico. I Pacs, così come la benzina nei centri commerciali, o il partito unico di centrodestra o di centrosinistra, alla gente del Nord non gliene frega niente se poi comunque il risultato è che le decisioni che contano continuano ad essere prese ad un livello istituzionale troppo lontano dal popolo affinché questi possa veramente decidere del suo destino. Ci si riempie tanto la bocca coi temi dell’europeismo ma dell’Europa si prendono solo le cose che convengono. Mai una volta, per esempio, che si parli di come in Spagna o in Germania vengono garantite le autonomie locali. Perché lì è possibile farlo e da noi invece solo a parlarne si viene tacciati di terrorismo? Il fatto che la Lega abbia condiviso con altri partiti l’esperienza di governo, ad onor del vero unica vera stagione riformista prima dell’oscurantismo di Prodi, non significa che adesso debba rinunciare alla propria identità abbandonando le ragioni per le quali è nata. Né tanto meno è pensabile che il Carroccio presti il fianco a chi non vuole cambiare, ignorando le spinte che vengono dal basso. E allora l’unica strada è quella di sempre: federalismo, federalismo, federalismo.