Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, febbraio 14, 2007

BASE NATO, BASTA CON LE AMBIGUITA’

di Giacomo Stucchi

I tardivi annunci di esponenti del governo e rappresentanti della maggioranza di non partecipare alla manifestazione contro la nuova base Nato a Vicenza, promossa dalla sinistra radicale e indetta per sabato prossimo, sono positivi ma non sufficienti a tranquillizzare quanti hanno a cuore le sorti della democrazia e della pacifica convivenza. Gli arresti di gruppi terroristici, in procinto di attentare alla vita di uomini politici e giornalisti, avrebbero infatti richiesto ben altra reazione da parte di tutte le forze politiche di governo. Non occorre di certo consultare la Sibilla cumana per intuire che il semplice annuncio nei giorni scorsi della presenza alla dimostrazione di esponenti del governo e della coalizione, ha già legittimato oltre ogni misura quei gruppi di estrema sinistra la cui contiguità con il mondo dell’eversione terroristica non si può escludere. Del resto, basta consultare un qualsiasi sito internet, dei tanti presenti sulla rete, ispirato ai progetti no global, per capire che tipo di tam tam (pericolosamente antidemocratico) sia già da giorni in atto in certi ambienti della sinistra, a proposito della manifestazione nella città veneta. Un presidente del Consiglio e un governo che si rispettino, dopo essersi giustamente complimentati con magistrati e forze dell’ordine per aver sventato clamorosi attentati terroristici ad opera dei nuovi gruppi facenti capo alle Brigate Rosse, non possono poi fare finta di niente dinanzi alla circostanza che delegazioni di partito dell’Unione sfilino a braccetto coi no global per le strade di Vicenza. Qui non si tratta di politica, tanto meno di ideologia, c’è solo da avere buon senso. Il fatto che l’esecutivo Prodi da dieci mesi a questa parte continui a propinarci ogni nefandezza possibile (dall’accaparramento di tutte le poltrone istituzionali alle menzogne sullo stato dei conti pubblici ereditato dal governo Berlusconi; dalla folle e ingiustificata politica vessatoria nei confronti di cittadini e imprese alla mortificazione del ruolo del Senato, che non si riunisce quasi più per la paura costante del governo di andare in minoranza) non significa che anche in questa occasione Palazzo Chigi possa far finta di niente. Se è vero, come è vero, che nessuno in Italia oggi può permettersi di abbassare la guardia contro il fenomeno del terrorismo, allora il presidente del Consiglio ha l’obbligo morale, oltre che il dovere istituzionale, di ammonire i suoi alleati dal porre in essere comportamenti e atti che potrebbero anche minimante inficiare la dichiarata volontà del governo di voler combattere il terrorismo. In altre parole, se Prodi vuole essere preso sul serio, almeno nella lotta all’eversione armata, visto che sul fronte dell’efficacia dell’azione di governo è meglio stendere un velo pietoso, deve fugare ogni minimo dubbio e prendere le distanze pubblicamente da ogni tipo di adesione o partecipazione al corteo organizzato dai no global contro i nostri alleati occidentali. Se così non fosse il Professore non avrebbe davvero nessuna legittimazione democratica a rimanere ancora a capo del governo. Quindi, almeno per una volta, il presidente del Consiglio sia coraggioso, intimi alla sua riottosa maggioranza di comportarsi come tale e si ispiri ai suoi partner europei, non soltanto a parole ma coi fatti. In Germania l’ex cancelliere, Gerhard Schröder, ha perso le elezioni politiche per non aver voluto scendere a patti proprio con quella sinistra massimalista che magari gli avrebbe dato la Cancelleria ma non la possibilità di governare. Proprio come sta accadendo in Italia, dove l’accordo con Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani, ha portato l’Unione nella “stanza dei bottoni” ma non gli consente libertà di manovra relegandola nel limbo dell’immobilità politica ed istituzionale. Sino ad oggi non c’è un solo provvedimento governativo che non sia stato fortemente condizionato dalla sinistra radicale e non può essere considerata semplice casualità il fatto che Prodi ha adottato solo misure conflittuali ispirate alla lotta di classe. Altro che riformismo, questo si chiama comunismo. Ecco perché per il Governo condannare senza mezzi termini, e giri di parole, la manifestazione di Vicenza, diventa più un dovere che una necessità.
Tratto da LA PADANIA del 15 febbraio 2007