Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, febbraio 27, 2007

UN DIBATTITO SURREALE

di Giacomo Stucchi

Chissà se avrà provato il ministro degli Esteri D’Alema a spiegare alla sua collega americana Rice che il Governo italiano è caduto perché sgambettato dalla sua stessa maggioranza, che parte del centrosinistra (del quale il vice premier è un autorevole esponente) non vuole mantenere gli impegni presi col maggiore alleato occidentale e che, dulcis in fundo, la politica estera dell’Italia (voto sull’Afghanistan compreso) è nelle mani dei senatori Turigliatto e Pallaro. Già, perché al punto in cui siamo non c’è dubbio che l’Esecutivo Prodi, ancorchè dovesse ottenere una rinnovata fiducia parlamentare, sarebbe in balia dei dissidenti, dei senatori a vita e (questa è la novità!) di uno o più transfughi del centrodestra. Ovvero, dalla padella alla brace. Ma perché ci troviamo in questa situazione? Il presidente della Repubblica Napolitano, nel solco della tradizione dei suoi predecessori, ha agito secondo la Costituzione ma anche in base alla consuetudine repubblicana, secondo la quale prima di passare la parola al popolo occorre esperire tutti i tentativi possibili per vedere se un Governo è sostenuto dalla propria maggioranza in Parlamento. Ora, al di là delle decisioni presidenziali, il punto è però un altro: che li facciamo a fare i dibattiti sulle riforme istituzionali, sul bipolarismo (al quale, è bene chiarire, non abbiamo mai guardato come la panacea per risolvere tutti i problemi, anzi), se poi nei momenti topici della vita politica, quando cioè occorre dimostrare che si è veramente chiuso col passato, ci si ritrova poi coi meccanismi di sempre? Non ce l’ho col comportamento di Napolitano che, dinanzi alla richiesta di elezioni anticipate proposte soltanto dalla Lega Nord non poteva comportarsi diversamente; semmai il problema di non incaricare Prodi avrebbe dovuto porselo all’indomani del 9 aprile. Mi domando, invece, se non sarebbe stato meglio che tutta la Casa delle Libertà avesse chiesto il voto nella sede e nel luogo opportuno. Invocare le elezioni anticipate nei salotti televisivi o nelle manifestazioni di partito, equivale a non parlarne. Se invece nel luogo istituzionale adatto, il Quirinale, e nel momento opportuno, le consultazioni ufficiali col capo dello Stato, tutta la Cdl avesse avuto la fermezza e la determinazione di chiedere la restituzione della parola al popolo, forse Napolitano avrebbe potuto cominciare a pensare seriamente alle elezioni anticipate già in questa primavera. Ma la politica non si fa coi se e coi ma. Si è preferito adottare i tatticismi di sempre con il risultato che adesso ci troviamo impantanati in un dibattito parlamentare surreale dove un premier, già sfiduciato dalla sua maggioranza, chiede alla stessa di rinnovargli la fiducia in nome di un presunto “rinnovato slancio”. La verità è che in cinquant’anni non è cambiato nulla e siamo ancora alle pagliacciate parlamentari della Prima Repubblica. Si dà addosso alla legge elettorale, causa di tutti i mali possibili. Non è certo la migliore e, di certo, si poteva fare di meglio quando si è deciso di cambiarla. Ma, sistema elettorale a parte, ciò che non cambia è la mentalità. Abbiamo detto degli alleati della Cdl. Di Follini, e del suo salto della quaglia, non voglio neppure parlare; se non per rimarcare come il suo annuncio di votare la fiducia a Prodi, la dice lunga sul perché nella scorsa legislatura i governi Berlusconi, con simili alleati che remavano contro e mettevano i bastoni tra le ruote, non abbiano potuto fare sino in fondo ciò che si erano prefissati. E tuttavia la transumanza politica dell’ex segretario Udc non è niente rispetto all’indecoroso spettacolo al quale hanno dato vita in questi giorni quelli dell’Unione. Mai si era arrivati ad un così vergognoso mercimonio del mandato parlamentare; si tratta della peggiore rappresentazione della politica degli ultimi decenni. Un mercato delle vacche del voto che è lo specchio della dirittura morale di Prodi e dei suoi ministri; i quali, pur di tornare in sella, non hanno esitato a fare la questua ai senatori per ottenerne la fiducia. Ecco perché, nonostante la presidente dell’Ulivo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, si sforzi per ammantare di democrazia il dibattito in corso al Senato, l’opinione pubblica ha capito perfettamente che, se fiducia sarà, ci ritroveremo col più antidemocratico Governo degli ultimi decenni: che utilizza i voti dei voltagabbana per fare maggioranza, che se ne infischia dei problemi dei cittadini, che si arrampica sugli specchi pur di restare avvinghiato al potere che però, prima o poi (ne siamo certi), il popolo sovrano gli toglierà.
Tratto da LA PADANIA del 28 febbraio 2007