Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, marzo 02, 2007

Dal Prodi-mortadella al Prodi-mozzarella

di Giacomo Stucchi


Cosa festeggiano quelli dell’Unione non è dato capire. Avranno pure ottenuto la fiducia al Senato, in extremis sotto il profilo della maggioranza politica, richiesta dal presidente Napolitano come condizione imprescindibile per non staccare la spina a questo Governo, ma si ritrovano adesso sotto scacco del transfuga Follini. Quale che sia l’obiettivo di quest’ultimo, le ipotesi spaziano dal dichiarato ambiziosissimo progetto di spostare al “centro” l’asse della coalizione, al più probabile e comodo tirare a campare per i prossimi mesi. Sta di fatto che adesso Prodi e i suoi ministri si ritrovano al punto di partenza. Anzi, peggio. Perché ora, dopo la crisi e la rinnovata fiducia sul filo di lana, per il Professore è suonata la campanella dell’ultimo giro. Non ci saranno insomma prove d’appello né per lui né per la sua schizofrenica maggioranza. Che peraltro non finisce mai di stupire, negativamente. Dove si è mai visto infatti che i parlamentari danno la fiducia al Governo, per tirarlo fuori dalle secche nelle quali loro stessi lo avevano condotto, ma contemporaneamente preannunciano il voto contrario sulle questioni che lo stesso Governo dovrà poi rappresentare (vedi l’Afghanistan e le pensioni)? Credo da nessuna parte. Nel caso dei Dico poi c’è stata la trovata prodiana: “il Governo ha già presentato il provvedimento, adesso ci pensi il Parlamento”. Anche qui, ma quando mai un Esecutivo prima approva un disegno di legge e poi lo abbandona al suo destino? La verità è che sull’altare dell’indispensabile voto centrista di Follini bisognava immolare il matrimonio tra gay. Adesso lui ha conquistato la poltrona e pur di tenersela è disposto a sacrificare molto di più che le aspettative degli omosessuali. E tuttavia non è neppure questo l’aspetto più triste dell’attuale situazione politica, in generale, e del dibattito sulla fiducia, in particolare. Ancora una volta infatti è tutto il sistema istituzionale a dimostrare l’inadeguatezza rispetto alla improrogabile necessità di costruire una democrazia liberale, riformista e federalista, quale dovrebbe essere la nostra. Anche a causa di un bicameralismo perfetto che, unico al mondo, opera con assurde procedure regolamentari. Queste fanno si che (come ha opportunamente spiegato Sergio Romano sul Corsera) al Senato, a differenza della Camera, tra le forze politiche, il Governo e l’opposizione “non ci sia un confronto tra i sì e i no; poiché la maggioranza si raggiunge superando di almeno un voto la metà di coloro che sono presenti in Aula al momento della votazione”. Così succede che il senatore a vita Andreotti non vota a favore della fiducia (perché non è d’accordo sui Dico), ma nemmeno contro (per non dare il colpo di grazia al centrosinistra), non si astiene (perché nell’Aula di Palazzo Madama vige il regolamento in base al quale l’astensione equivale ad un voto contrario) ed esce fuori dall’emiciclo (perché così facendo abbassa il quorum e rende più semplice la vita all’Unione, che può conquistare per un soffio la maggioranza politica anche senza computare il voto dei senatori a vita). In altre parole, senza quelle alchimie costituzionali (che ci portano persino ad operare una distinzione tra maggioranza politica e numerica, difficilmente comprensibile ai più) che lo spirito compromissorio del dopoguerra ci ha lasciato in “eredita”, e che sino ad oggi ad eccezione della Lega Nord nessuno ha voluto veramente cambiare, forse oggi avremmo potuto dire addio al Governo Prodi. E invece, causa i soliti pasticci che la stessa Costituzione sancisce, ci ritroviamo di nuovo impantanati con l’ormai conclamata incapacità del centrosinistra di governare. Per di più con un Governo che adesso è veramente giunto al termine. Tanto che viene da dire che siamo passati dal “Prodi mortadella” al “Prodi mozzarella”, con scadenza molto ravvicinata. Quanto vicina? La certezza è che già nelle prossime settimane il problema della politica estera tornerà prepotentemente a galla. Ed è per questo che il Professore ha già coniato il nuovo termine “della politica del doppio binario”, ovvero all’Unione le poltrone e all’opposizione le responsabilità: su missioni dei nostri soldati all’estero, misure economiche, pensioni e via dicendo.
Tratto da LA PADANIA del 2 marzo 2007