Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, marzo 08, 2007

Per far fuori la Lega le pensano tutte

di Giacomo Stucchi


E’ difficile dire perché il dodecalogo di Prodi, entrato dal portone principale di Palazzo Madama con squilli di tromba, sia poi uscito dalla finestra trasformandosi nell'unica emergenza, “la priorità prioritaria” (come la definisce il professor Sartori in un’editoriale sul Corsera), della riforma elettorale. Del resto non è neppure l’unico mistero. Perché non si sa neppure dove siano finiti i Dico, le pensioni, la Tav e tutto quanto crea problemi di sopravvivenza a questo sciagurato Governo. Ma tant’è. La questione di oggi è un'altra: la riforma elettorale è davvero un tema prioritario nell’agenda politica? A parer mio le priorità sono parecchie, ma è certamente “prioritario” evitare un referendum che cancellerebbe dal parlamento i movimenti politici autonomisti e identitari come la Lega Nord.
Umberto Bossi ci ha più volte ripetuto che non bisogna mai temere il confronto elettorale, tanto è vero che in occasione della crisi della scorsa settimana il Carroccio si è ritrovato, solo tra tutti, a chiedere al presidente della Repubblica di restituire subito la parola al popolo, ma ha sempre aggiunto che le competizioni elettorali devono svolgersi sulla base di regole democratiche, rispettose della volontà popolare, tali da impedire l’esclusione dal parlamento dei movimenti politici territoriali e federalisti, le cui istanze risultano fortemente condivise nelle regioni di riferimento.
Quindi, la questione politica va posta nel modo seguente: una nuova legge elettorale deve servire a tutto il Paese o solo ad alcuni protagonisti della vita politica attuale? La risposta appare ovvia, ma non dimentichiamoci mai in che mani ci troviamo.
Oggi questa riforma, che per il Governo è diventata la “più prioritaria” (persino pare delle “lenzuolate” di Bersani), vede impegnato direttamente Prodi, che ha già avviato le consultazioni istituzionali coi Presidenti delle Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. E da questo confronto, sia chiaro a tutti fin dal principio, vista la delicatezza del tema, la Lega non essere esclusa.
Saranno almeno quindici anni che si dibatte su che tipo di sistema elettorale adottare, tedesco, francese e spagnolo, ma l’unica cosa sulla quale le forze politiche sono sempre state d’accordo è quella di fare fuori la Lega Nord e le istanze che rappresenta. Ora, non so a chi si riferisse Sartori, quando sostiene che un buon sistema elettorale non può accontentare le esigenze di tutti i partiti, compresi quelli “nanetti”, ma so per certo che per la Lega Nord una buona legge elettorale è quella che garantisce la rappresentanza degli interessi della Padania. Una parte del Pese, quella padana, che, anche nel referendum costituzionale dello scorso anno (boicottato in tutti i modi da un sistema che non vuole assolutamente cedere il passo), si è espressa ampiamente a favore del cambiamento costituzionale in senso federalista. Provi lei quindi, caro Professor Sartori, a spiegare alle imprese e ai cittadini del Nord i “vantaggi” di introdurre un sistema elettorale che, da un lato, tagli fuori dal Parlamento l’unico movimento che porta avanti democraticamente la causa del federalismo e dell’autonomia e, dall’altro lato, dia tutta la rappresentanza parlamentare ai maggiori partiti di Roma. Alcuni dei quali, ricordiamocelo sempre, caro Professore, in Padania ottengono un consenso elettorale pari o inferiore ad un terzo di quello della Lega Nord.
Tratto da LA PADANIA del 7 marzo 2007