Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 12, 2007

Le prime avvisaglie. Milano Vs. Chinatown

di Giacomo Stucchi
Quanto accaduto ieri pomeriggio nella fortezza cinese di zona Paolo Sarpi a Milano non rappresenta che la prima manifestazione esplicita, concreta e ben definibile di ciò che poterebbe accadere, anche in forme più violente, non solo in altri quartieri del capoluogo lombardo, ma in tutte le altre città e cittadine di questa malconcia penisola, dove si è assistito passivamente alla creazione di “zone franche” da parte di comunità extracomunitarie prepotenti e arroganti.

Gli esponenti della Lega Nord di Milano conoscono da tempo la realtà della Chinatown di Via Sarpi e si sono sempre battuti per denunciarne l’illegalità diffusa, richiedendone varie volte una bonifica seria, a tutela dei cittadini residenti in zona, troppo spesso oggetto di soprusi, angherie e minacce da parte della mafia cinese ben radicatasi negli anni. Ma la voce scomoda della Lega, anche in queste occasioni, non è stata ascoltata e solo oggi alcuni scoprono il problema.

Per capire però quanto sia complessa e intricata la situazione occorre porsi delle domande.

Non è forse vero che la Lega Nord da anni denuncia il fatto che all’interno della comunità cinese di Milano vi sia un illecito traffico di documenti di identificazione che portano addirittura a riutilizzare, assegnandoli a nuovi arrivati, i passaporti e i permessi di soggiorno di persone defunte?
Non è forse vero che a fronte della presenza di decine di migliaia di cinesi regolari nelle sole regioni padane, non un decesso, anche solo per cause naturali, e quindi non un funerale venga celebrato da anni? Senza scomodare la legge dei grandi numeri, mi chiedo come sia possibile non capire che qualcosa di illegale avviene quotidianamente sotto i nostri occhi senza che il governo faccia nulla per evitarlo.
Altra questione. Non è forse vero che la concorrenza sleale nel settore manifatturiero avviene non solo con la vendita di prodotti importati illegalmente dalla Cina, ma anche con la produzione di oggetti e merci in laboratori siti nei quartieri cinesi delle nostre città?
Non è forse vero che ogni giorno ne vengono scoperti alcuni ove lavoratori cinesi clandestini prestano la loro opera i condizioni di semi schiavitù?
Tutto questo naturalmente è vero, ma Prodi e Amato questi problemi non li vedono e quindi non impiegano il loro tempo a risolverli.
Figuriamoci, loro hanno ben altro in testa, devono pensare a come galleggiare per i prossimi quattro anni.
Ma in loro vece parlano i compagni meneghini, per i quali la colpa non è certamente di chi vìola le leggi che regolamentano la nostra vita quotidiana, ma di quei razzisti e xenofobi della Cdl, peggio ancora se leghisti, che governano Milano, e che alla polizia locale chiedono di far rispettare il divieto di parcheggio in doppia fila non solo ai meneghini (cosa da loro condivisa) ma anche ai poveri cittadini extracomunitari che già soffrono perché costretti a vivere lontano da casa.
E allora via, tutti i nipotini di Stalin subito pronti a lapidare i ghisa, a sputare volgarità contro chi, dipendente del Comune o suo amministratore, ritiene di dover sempre difendere la propria gente dalle vessazioni degli ultimi arrivati. Tutto ciò naturalmente, e ci mancherebbe altro, questi grandi campioni di democrazia lo propongono nel nome della tolleranza, della solidarietà o, peggio ancora, della fratellanza tra i popoli. Di fronte a queste farneticazioni mi verrebbe quasi naturale chiudere qui, per carità cristiana, questo mio intervento rivolgendo a questi personaggi un bel “tèchèss al tram”, ma farei un grave errore.
Credo, infatti, sia opportuno svolgere un’ultima considerazione che non riguarda tanto ciò che è accaduto ieri a Milano ma quanto potrebbe accadere nel prossimo futuro in una qualsiasi città caratterizzata dalla presenza di una o più comunità straniere. Vi ricordate quanto è successo nelle periferie francesi nei mesi scorsi? Vi ricordate come interi quartieri abitati da cittadini anche francesi, ma di origine africana o asiatica, si siano rivoltati per settimane intere con una violenza estrema contro lo Stato per alcuni progetti dell’allora Ministro dell’interno Sarkozy mirati come direbbero i miei avi contadini a “ripulire la stalla” cioè a ripristinare la legalità in zone da troppo tempo fuori controllo?
Quanto accadde in Francia, quelle rivolte violente, non furono null’altro che la “naturale” reazione, al processo di ripristino della legalità, di gente abituata da anni a vivere in enclave – di fatto tollerate dallo Stato - ove le leggi e le norme in vigore nel resto del Paese venivano tranquillamente ignorate.
E quello che è successo ieri a Milano, è certamente uno dei frutti avvelenati della tolleranza, ma, temo anche, sia solo una prima avvisaglia di quanto ci toccherà vedere nei prossimi mesi in molte realtà comunali se non si interverrà subito con provvedimenti adeguati.