Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, aprile 24, 2007

Offese alla Chiesa? Per il Governo è solo legittimo dissenso

di Giacomo Stucchi
Le comunicazioni al Parlamento del vice ministro dell’Interno Marco Minniti sui deprecabili fatti di questi giorni, che hanno visto vilipese le massime autorità ecclesiastiche con scritte ingiuriose sui portoni di alcune chiese, in città del Nord (Torino, Genova e Bologna) ma anche a Napoli, non possono certo contribuire a rasserenare i cittadini. La spiegazione data alla Camera dal rappresentante del Governo, secondo la quale una complessa attività investigativa porterebbe alla conclusione che alla base dei suddetti episodi non ci sia una natura eversiva ma soltanto un sentimento anticlericale rivolto a protestare contro la presunta ingerenza della Chiesa nella politica, lascia a dir poco sbigottiti. Perché, da un lato, fa il paio con le reazioni che a Bologna (dove a pochi passi dalla sede delle Acli ignote e infami mani avevano vergato la scritta “Bagnasco vergogna”) hanno visto i partiti dell’Unione quanto mai divisi; mentre, dall’altro lato, la dice lunga sulla capacità del Governo, persino in questa circostanza, di trovare un’unità d’intenti non tanto sulle cose da fare ma persino su quelle da dire. In altre parole, Minniti (al di là delle scontate dichiarazioni di solidarietà all’alto prelato) si è ben guardato dal prendere le distanze da questi sconsiderati atti di intolleranza nei confronti della Chiesa cattolica ma anche, più in generale, di minaccia alle libertà democratiche. Che per qualcuno, peraltro ben rappresentato anche in Parlamento, dovrebbero essere salvaguardate soltanto quando si tratta di difendere Maometto e le moschee. Il fatto è che ormai in Italia, da quello sciagurato aprile 2006 che ha riportato Prodi a Palazzo Chigi, non è più possibile dire o fare qualcosa che urti la sensibilità della sinistra radicale. La quale nei giorni scorsi ha stigmatizzato gli episodi in questione ma ha anche ammonito la Chiesa a non fare politica per non subire le inevitabili conseguenze. Dichiarazioni che hanno preceduto di poco un infuocato Consiglio comunale a Bologna in occasione del quale l’ordine del giorno bipartisan di “forte condanna” della scritta e di “piena solidarietà” a monsignor Bagnasco ha registrato i voti favorevoli del centrodestra, più Ds e Margherita, ma anche l’astensione di Rifondazione, Verdi e Cantiere. Come se non bastasse, sempre nella città della Torre degli Asinelli, mentre il consigliere Serafino d’Onofrio ha spiegato che lui non scrive sui muri ma condivide quel “vergogna”, dalla condanna alle scritte si sono defilati pure alcuni consiglieri Ds. Tanto da costringere il sindaco Sergio Cofferati a dichiararsi “molto sorpreso e anche preoccupato della discussione e di trovare fuori luogo e prive di fondamento molte delle osservazioni” oggetto di dibattito nel civico consesso. Sicché, il vice ministro Minniti, anziché rintuzzare certe posizioni palesemente anticlericali, ma anche antidemocratiche, le ha quasi giustificate adducendo persino presunte connessioni con analoghi episodi accaduti in Spagna, in tre chiese della Galizia, nel 2006. Ora, io non ho informazioni di prima mano né relazioni dei servizi alle quali attingere per smentire o avvalorare quanto affermato da Minniti; tuttavia mi chiedo come mai il Governo, avendo invece accesso a queste fonti, non ha fatto nulla (e continua peraltro a non far nulla) per perseguire simili comportamenti. Imbrattare i portoni dei luoghi di culto con scritte contro il Papa, o il presidente della Conferenza episcopale italiana, non può essere considerata dalle istituzioni come una semplice manifestazione di dissenso all’operato della Chiesa (la quale peraltro non può che difendere i valori della famiglia, atteso che il Governo di centrosinistra sta facendo di tutto per minarla già nelle fondamenta) ma dovrebbe essere presa in considerazione per quello che è: un attività criminale che offende il sentimento religioso ma che lede anche la libertà, riconosciuta dalla Costituzione a tutti i cittadini, di manifestare il proprio pensiero. Il fatto poi che in alcune scritte ci fosse anche la firma delle stella a cinque punte cerchiata, segno inequivocabile di una recrudescenza del fenomeno terroristico delle Brigate rosse, dovrebbe preoccupare ancora di più.
Lettera pubblicata da L'ECO DI BERGAMO del 21 aprile 2007