Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, luglio 16, 2007

Già dimenticato il monito di Napolitano

di Giacomo Stucchi

L’ultima volta che ce ne siamo occupati è stato più di un anno fa in un nostro intervento su la Padania, subito dopo l’elezione delle massime cariche della Repubblica. Poi, più niente. Non perché non ci fossero commenti da fare, o perché il problema non si fosse più ripresentato, ma semplicemente perché un pudore istituzionale ci ha consigliato di lasciar perdere e soprassedere sul fatto che da più di un anno la Repubblica, più che sul lavoro, è fondata sui senatori a vita. Che si dilettano, sia che si tratta di eleggere il presidente della loro Assemblea, o che ci sia da esprimersi con un voto decisivo sulla riforma della giustizia, ad interpretare il loro ruolo con uno scrupolo e una militanza da far invidia al più bravo dei presidenti dei gruppi, che magari qualche volta deve tribolare coi suoi colleghi parlamentari per farli stare in aula. Certo tra il parlamentare eletto e il senatore a vita c’è una bella differenza, il primo (anche per onorare un obbligo morale coi suoi elettori prima che col suo partito) deve essere sempre presente in aula; mentre il secondo lo è solo nei passaggi parlamentari più difficili, magari quando le ambiguità e le contraddizioni insite all’Unione sono talmente evidenti che proprio non esiste nessun margine né per un accordo né per un compromesso. E allora che si fa? Si corre ai ripari. Non ci sono i numeri parlamentari per far passare un provvedimento? Niente paura, basta telefonare ai senatori a vita e questi arrivano in soccorso. E quando alla capogruppo al Senato dell’Ulivo, Anna Finocchiaro, fanno notare che anche sulla giustizia il Governo si è salvato per un senatore a vita, lei risponde:”Questa faccenda è insopportabile. Fini e Berlusconi hanno dimenticato che il 18 maggio 1994 il voto di fiducia finì 158 a 159 grazie ad Agnelli, Leone e Cossiga”. E’ vero, aggiungiamo noi, ma il fatto è che il primo Governo Berlusconi, al quale fa riferimento la Finocchiaro, assunse decisioni che non sono minimamente paragonabili alle gravi responsabilità che Prodi e i suoi accoliti si stanno prendendo in questi mesi di permanenza a Palazzo Chigi. La verità è che non si è mai visto un Governo reggersi per tutto questo tempo sui voti dei senatori a vita. I quali peraltro lo sono diventati certamente per meriti acquisiti, nei loro rispettivi settori di competenza, ma non possono continuare ad usare questa loro credibilità per limitare i danni delle contraddizioni di una coalizione che invece di credibilità non ne ha per nulla. Mai come in questo periodo si registra infatti un’uniformità di analisi da parte di tutti gli istituti demoscopici che da mesi concordano nel registrare un indice di popolarità, sia della maggioranza di centrosinistra sia del presidente del Consiglio in carica, praticamente in discesa libera. Una tendenza che nemmeno l’annunciata disponibilità del sindaco di Roma Veltroni, a candidarsi alla guida del neo partito democratico, è servita peraltro ad invertire. Quindi, se l’operato della maggioranza non è gradito ai cittadini, va da se che quest’ultimi non vedano di buon occhio nemmeno l’sos dei senatori a vita che contribuiscono a tenere in piedi la baracca. Inoltre, i dirigenti dell’Unione hanno già dimenticato che una delle condizioni poste dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per poter rinviare alle Camere il governo Prodi, dopo la rovinosa caduta dello scorso inverno, era proprio quella di avere una maggioranza politica senza l’ausilio dei senatori a vita. Più chiaro di così! E allora, ciò che è “insopportabile” non è la legittima richiesta di chiarezza istituzionale, prima che politica, da parte dell’opposizione, ma, al contrario , l’ostinazione con la quale da parte del centrosinistra si vuol portare avanti sino alle estreme conseguenze un’anomalia politica e parlamentare che da tutti, in primis il presidente Napolitano, è riconosciuta tale. Il fatto è che l’obiettivo di Prodi, e compagni, completamente disinteressati ad affrontare e risolvere i problemi dei cittadini, è invece sempre quello di tirare a campare, magari ancora per i prossimi mesi. Superato lo scoglio della giustizia è più che probabile, infatti, un rinvio a settembre della più grossa questione delle pensioni. Ecco perché, sé è legittimo che i senatori a vita continuino con il loro voto a tenere a galla l’Esecutivo, lo è altrettanto, e sicuramente a maggior ragione, la richiesta da parte dei cittadini di ritornare prestissimo alle urne.