Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, luglio 11, 2007

QUEI TG SCANDALOSI DELLA RAI



di Giacomo Stucchi

Non siamo certo nati ieri e perciò sappiamo come vanno certe cose, ma certi telegiornali, come quello del Tg 3, hanno veramente dello scandaloso. Non siamo neppure degli ingenui e sappiamo bene che l’informazione, sia pubblica che privata, è a volte edulcorata. Non a caso si parla di emittenti, e quotidiani, più vicini al centrodestra e di altri più inclini al centrosinistra. Ma il caso Rai tv è una patologia che non ha eguali nel mondo occidentale. Per decenni la televisione di Stato ha potuto godere del monopolio in virtù del fatto in questo modo era possibile, almeno così si pensava, adempiere al servizio pubblico dell’informazione. Che sarebbe stato tale se fosse stato pluralista e se avesse dato spazio, quindi, a tutte le voci politiche, sociali e culturali. E invece, nella Rai tv, per molto tempo del pluralismo non c’è stata una traccia, un segnale, un minimo esempio. Con la nascita delle tv privata, che si è fatta spazio con le unghie e coi denti, ma che è stata anche favorita dalla reticenza e dalla negligenza di Parlamento e Governo (che negli anni Settanta e Ottanta hanno lasciato che il mondo radiotelevisivo crescesse nel caos totale) si è così dato vita al sistema che noi oggi tutti conosciamo. Solo così è stato possibile un certo pluralismo; ma la RAI, che è finanziata coi soldi dei cittadini tramite il canone, continua ad essere uno scandalo, soprattutto per la faziosità dell’informazione e, qualche volta, la mistificazione della realtà a danno dell’utenza. L’altra sera, per esempio, intorno alle 23,00, il Tg 3 annunciava “il raggiungimento dell’accordo sulle pensioni”. Ebbene, sono saltato sulla poltrona. Ho pensato che sindacati e Governo, giacché ormai se ne discute da quasi un anno senza trovare una via d’uscita, avessero abolito lo scalone Maroni e trovato i soldi, chissà dove (magari con una maxi stangata ai possessori di panfili in Costa Smeralda), per far andare la gente in pensione in anticipo. Dopo i titoli di apertura ho quindi continuato ad ascoltare il telegiornale con attenzione per apprendere, qualche minuto dopo, che l’annuncio del giornalista si riferiva in realtà all’aumento di qualche spicciolo per le pensioni più basse. Ora, non è forse questo un esempio di disinformazione? Ma quello citato è solo l’ultimo caso di una lunghissima lista. Da quando il sindaco di Roma ha deciso di concorrere alla guida del Pd, per esempio, ci sono stati moltissimi servizi del Tg 3 che hanno “informato” i cittadini addirittura sugli spostamenti in treno di Veltroni, dell’arrivo al Lingotto di Torino di Veltroni, della salita sul palco di Veltroni, delle donne che piangono alla fine del discorso di Veltroni; ci mancavano solo, ma forse perché era finito il tempo a disposizione, le immagini del ritorno a casa di Veltroni. D’accordo che il primo cittadino di Roma è un cultore di alcune grandi personalità, ma qui più che a Kennedy ho l’impressione che ci si ispiri a Fidel Castro. Stiamo attenti a questo culto della personalità, finanziato coi soldi pubblici. La Rai, non solo il Tg 3 ma tutta la Rai, è dello Stato e certo è veramente singolare che, dopo decenni di storia, occorra ricordarlo. Chi ci dice, per esempio, che i farneticanti monologhi di Celentano su Rai Uno, spudoratamente a sfavore della Cdl e pronunciati a ridosso del voto dell’aprile 2006, non abbiano contribuito a spostare quel poco di voti che sono serviti a favorire la sventurata vittoria di Prodi e dei suoi alleati? A sinistra, ci si scandalizza tanto per i telegiornali di Emilio Fede, che sarebbero di parte, ma intanto a) quando i leader del centrosinistra sono invitati ad intervenire al Tg 4 quasi tutti (tranne Prodi, per la verità) ci vanno volentieri; b) ritorniamo al punto di prima, si tratta di un tg di un emittente privata che si finanzia coi proventi pubblicitari. Ciò non significa che non deve rispettare le norme sull’informazione, e anche quelle deontologiche, ci mancherebbe altro; ma se sbaglia qualcosa non deve dare conto ai cittadini, i quali decidono liberamente, senza essere obbligati a pagare un euro, se seguirlo o meno. Per la Rai invece non è così. I cittadini sono obbligati a pagare un canone e se no lo pagano possono anche essere perseguiti, la differenza non è da poco.