Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, agosto 07, 2007

Prodi invoca le riforme ma dimentica di averle boicottate

di Giacomo Stucchi
Il Parlamento chiude i battenti per le vacanze estive ma, dalla vicenda Previti a quella sulle intercettazioni telefoniche dell’affaire Unipol-Bnl, non lo fa di certo scrivendo pagine che resteranno negli annali della storia parlamentare. Non vogliamo assurgere né al ruolo di facili censori, né a quello di difensori della categoria, ma è innegabile che esiste un problema di moralità della politica. Che diventa, bisogna ammetterlo, indecenza quando addirittura si arriva a proporre di pagare ai parlamentari un’indennità per il distacco dalla famiglia. Può darsi che il solleone stia già dando problemi a qualcuno ma certe proposte (per fortuna poi smentite), che non hanno né capo né coda, non andrebbero proprio fatte! Tanto più se ad avanzarle è un segretario politico che, rispetto ai suoi colleghi parlamentari, ha la responsabilità di parlare anche a nome di tutto il partito. Ebbene, non riconoscere queste storture, soprattutto se in politica si è impegnati in prima persona, significa fare come gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia. E allora, che fare? Al di là delle belle parole che, scritte o dette, sempre tali rimangono, sono i comportamenti quelli che contano e servono a dare l’esempio. Certo, se ci riferiamo a quelli dei dirigenti di partito dell’Unione, non c’è da stare allegri. Dare l’esempio, infatti, non significa solo avere una condotta morale responsabile nella vita privata ma anche rispettare i propri elettori e tutti i cittadini in generale. E invece questi del centrosinistra, prima hanno soprasseduto (e continuano a farlo) su un risultato elettorale quanto meno discutibile, poi hanno messo il cappello su tutte le poltrone istituzionali disponibili, poi ancora hanno stangato i cittadini con un ingiustificato incremento della pressione fiscale e adesso, dulcis in fundo, li prendono per i fondelli con questa storia delle primarie per la leadership del Partito democratico. Prima ne annunciano la sua nascita e poi buttano nella mischia il nome del probabile leader (ovvero il sindaco di Roma Veltroni, a favore del quale i media filo governativi avviano una campagna di stampa per aumentarne il carisma e l’appeal politico), poi annullano d’ufficio alcune candidature, quelle di Pannella e Di Pietro, mentre altre, come quelle di Bersani e Colombo, si ritirano “spontaneamente”. Più che le primarie, questa scelta “democratica” del leader del Pd, sembra ricordarci quelle candidature “uniche” alla carica di segretario del partito comunista sovietico. Che senso ha poi che lo stesso Veltroni inviti i cittadini ad andare a votare, quando poi il risultato è scontato già da mesi? E che dire del governatore della Campania, Antonio Bassolino (uno dei “45 saggi” dell’Ulivo), incappato nelle maglie della giustizia e rinviato a giudizio per presunte responsabilità nello scandalo dei rifiuti? O ancora, dell’approvazione di quel provvedimento governativo che ha stanziato una montagna di denaro per sanare gli sprechi nella sanità di alcune Regioni del Sud governate guarda caso dal Centro Sinistra, il cui onere è stato però addebitato a tutti i cittadini, ed in particolare a quelli della Padania, che con la sanità del Lazio e della Campania non hanno niente a che vedere? Anche in questi atti si determina o meno la credibilità della politica. Così come, per esempio, non appare attendibile il presidente del Consiglio quando, in occasione della sua partecipazione al centenario degli scout, per elogiare i valori dello scoutismo, afferma che “l'Italia ha bisogno di riforme istituzionali che permettano di decidere”. Ma come, della riforma della Costituzione per la quale la Lega Nord si è tanto battuta, il professore se ne è già dimenticato? Come può Prodi dire ai giovani scout che "non e' solo una questione di capacità di decidere o di potere effettivo: il potere in Italia non ha strutture istituzionali che permettano questo", quando lui per primo e tutto il mondo politico che gli ruota intorno, hanno boicottato il referendum popolare sulla riforma costituzionale, approvata dal Parlamento nella scorsa legislatura, che prevedeva proprio un rafforzamento dei poteri del premier? Anche questo è un pessimo esempio di bizantinismo politico nel quale un presidente del Consiglio non dovrebbe avventurarsi, tanto più al cospetto di giovani che credono nei valori della solidarietà e del rispetto reciproco.
TRATTO DA LA PADANIA DEL 2 AGOSTO 2007