Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, ottobre 23, 2007

Governo in corto circuito

di Giacomo Stucchi

E’ un indecoroso scarica barile quello che le forze politiche dell’Unione hanno posto in essere ormai da qualche tempo. Incuranti dei problemi dei cittadini, ciò che interessa ai compagni di cordata del Presidente del Consiglio è solo non staccare per ultimi la spina al Governo per evitare, in un secondo momento, di doverne pagare le spese alle elezioni politiche che inevitabilmente seguirebbero la caduta di Prodi. Infatti, sino a questo momento, almeno su una cosa il centrosinistra pare concordare: fatto cadere il Professore non rimane spazio per governi tecnici ma si spalancano le porte della consultazione elettorale. Seppur, in caso di crisi, l’ultima parola sullo scioglimento del Parlamento spetta al Presidente della Repubblica, la volontà di andare alle urne è stata così decisamente dichiarata e annunciata, da Pecoraro Scanio a Giordano, da Fassino allo stesso Romano Prodi, che rimangiarsela sembrerebbe un’ operazione ardita. Io non so se Berlusconi abbia tutti gli assi in mano e se aspetti solo il momento giusto per calarli sul tavolo, ho l’impressione però che l’attuale Governo sia talmente instabile che potrebbe cadere da un momento all’altro per implosione. Nel frattempo continuiamo ad assistere all’assedio di Palazzo Chigi sia da parte dell’opposizione, sia da parte di alcuni esponenti di peso della maggioranza stessa: l’opposizione attacca soprattutto la Finanziaria; mentre nella maggioranza si evidenziano gli esponenti della sinistra radicale, che non hanno voluto rinunciare a scendere in piazza, e i Ministri Di Pietro e Mastella che hanno assunto posizioni tali da evidenziare contrasti che parrebbero non più colmabili. L’ex magistrato, ora Ministro per le Infrastrutture, Di Pietro, il cui comportamento definimmo “bicefalo” già nell’estate del 2006, avendo probabilmente intuito da subito che con il Professore non sarebbe andato lontano, ha sempre dato un colpo al cerchio(criticando buona parte dei provvedimenti approvati dal Governo del quale fa parte e presentando, da ultimo, la bellezza di 150 emendamenti alla legge finanziaria) e un altro alla botte, “promettendo” sempre lealtà a Prodi e guardandosi bene dal fargli mancare l’appoggio in Parlamento. Il risultato è stato che il Ministro ha potuto godere di un duplice vantaggio: conservare il più a lungo possibile la poltrona ma anche condividere le proteste della piazza. Ora però siamo all’ultimo giro di giostra e allora Di Pietro, che si vanta di aver combattuto in tribunale la Prima Repubblica, ma pare averne mutuato il costume del doppiogiochismo politico, deve dire con certezza da che parte sta. Così come deve farlo una volta per tutte il Ministro Mastella che a volte sembra cedere alle lusinghe dei centristi per un ritorno alla casa madre ma poi preferisce tenersi ben stretto l’attuale incarico governativo e tirare a campare. Adesso però, con l’inchiesta del pm Luigi de Magistris in corso, avocata dal Procuratore generale di Catanzaro, che vedrebbe tra l’altro iscritti sul registro degli indagati lo stesso Mastella e il Presidente del Consiglio, anche per il segretario dell’Udeur è arrivato il momento della verità. Di Pietro lo accusa di “una intempestiva ed inopportuna azione disciplinare nei confronti del magistrato de Magistris, causa di un cortocircuito politico giudiziario che ora rischia di travolgere l’intero Governo”. A noi però pare che il Governo Prodi abbia fatto “corto circuito” già da parecchio tempo e il fatto che sia spesso oggetto di forti critiche da parte dei suoi stessi membri e che due ministri, Mastella e Di Pietro, nell’intento di neutralizzarsi a vicenda, promettono addirittura di sfiduciarsi l’uno l’altro, non può che esserne un’ ulteriore e più tangibile conferma.