Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, novembre 22, 2007

Il vallo di Romano

di Giacomo Stucchi

Non c’è stato neppure il tempo di compiacersi per la mancata spallata al suo governo che già Romano Prodi vede franare altri fronti della sua precaria coalizione. Il fatto è che la conferma della maggioranza numerica al Senato, in occasione del primo voto sulla Finanziaria, ha ringalluzzito al punto il nostro da fargli pensare di avere ormai la situazione in pugno, almeno nell’immediato periodo. Certo, rimane il problema di Lamberto Dini, e di qualche altro dissidente, che in occasione del voto al Senato non sono stati teneri nei confronti del governo, così come è tutta da districare la matassa sul welfare; tuttavia il Professore rimane ottimista perché convinto che la mancanza di un alternativa, che scongiuri un rapido ritorno alle urne, costituisce la migliore assicurazione per la sopravvivenza del suo Esecutivo. Sino ad oggi i fatti, ovvero le votazioni parlamentari, gli hanno dato ragione ma adesso la situazione potrebbe cambiare: l’apertura di Silvio Berlusconi sulla riforma elettorale potrebbe, infatti, fare una breccia nel vallo che, da un anno e mezzo, il presidente del Consiglio cerca disperatamente di tenere in piedi a difesa del suo governo. Una parte consistente di questa fortificazione è sempre stata la presenza di Bertinotti sul più alto scranno di Montecitorio, un riconoscimento che serve a tenere il leader di Rifondazione Comunista lontano da “strane tentazioni”, ma adesso la manifestazione di volontà da parte di Berlusconi di voler trovare un accordo con la maggioranza per fare insieme una nuova legge elettorale, che abbandoni il maggioritario e resusciti il proporzionale, rimette di nuovo tutto in discussione e potrebbe essere, per molti protagonisti del centrosinistra, una sirena alla quale è molto difficile dire di no. Un sistema elettorale di tipo tedesco, che preveda quindi il ripristino del proporzionale, potrebbe infatti essere una soluzione molto alettante per il presidente della Camera e per coloro che, nella sinistra radicale, già da un po’ di tempo lavorano intorno all’idea di dar vita ad una “Cosa rossa”. Anche al centro, peraltro, la proposta di Berlusconi ha già creato fibrillazioni. Nelle ultime ore, infatti, si sono moltiplicate le dichiarazioni pubbliche, soprattutto in televisione, di stima e di “affinità politica” da parte di esponenti dell’Udc, come Bruno Tabacci, che si sono detti pronti a dialogare, per esempio, con il ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro. L’ex pm è prudente, dice di “tagliarsi un braccio prima di far cadere Prodi” ma non chiude le porte alla possibilità di entrare, in un prossimo futuro, in un partito di centro. Infine, non vorremmo certo essere in questi giorni nei panni di Walter Veltroni, il quale è stato scelto come segretario del Partito Democratico anche per essere considerato come il più adatto a tentare un dialogo con l’opposizione, che sino a pochi giorni fa aveva visto il suo leader Berlusconi arroccato sull’Aventino e per niente disponibile ad un confronto con la maggioranza. Oggi, il sindaco di Roma si trova nella situazione opposta di dover togliere il piede sull’acceleratore del dialogo con l’ex premier per paura di mettere in crisi la maggioranza ma soprattutto il Governo di Romano Prodi che da una accordo sulla legge elettorale non avrebbe nulla da guadagnare, anzi avrebbe tutto da temere. Insomma, da più parti nel centrosinistra si dice che Silvio Berlusconi, con l’annuncio di voler costituire un nuovo partito che superi la Cdl, abbia affossato il centrodestra; a noi pare che invece, a ben vedere, la stranbata del Cavaliere crei più problemi dall’altra parte e, soprattutto, abbia il pregio di far venire tutti allo scoperto. Ne è una prova il fatto che il segretario del Partito Democratico, facendo dietrofront rispetto alla sua iniziale disponibilità al confronto, ha deciso di prendere tempo prima di incontrarsi con Berlusconi. Forse perché un’accelerazione concreta sul fronte della riforma elettorale, toglie di mezzo l’unico alibi che il presidente della Repubblica ha avuto sino ad oggi per non sciogliere le Camere e chiamare i cittadini alle urne.