Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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venerdì, novembre 09, 2007

Sicurezza, Prodi si rimangia le promesse ma salva la poltrona

di Giacomo Stucchi


Un governo che si rimangia gli impegni assunti in materia di sicurezza pubblica non ha più nessuna credibilità! Il decreto legge sulle espulsioni, varato in tutta fretta dall’esecutivo sull’onda emozionale suscitata dalla tragica morte di Giovanna Reggiani, barbaramente uccisa da un rumeno in un quartiere periferico di Roma, contenente misure appena sufficienti ad impedire che cittadini stranieri, poco inclini all’integrazione e più propensi a delinquere, continuassero indisturbati a rendersi artefici di atti criminosi creando così angoscia e insicurezza nella gente, dopo le ultime concessioni alla sinistra radicale, è ora carta straccia!
Se questi delinquenti agissero allo stesso modo nei loro Paesi d’origine, marcirebbero in prigione per anni ed anni. Da noi, invece, grazie al governo Prodi, non solo vengono accolti e lasciati liberi di fare ciò che vogliono, ma rimangono anche impuniti.
L’assassinio della Reggiani non è un caso isolato, ma è solo l’ultimo di una lunghissima serie di crimini: si va dalle rapine in villa, triste fenomeno ricorrente soprattutto nel nordest, al maltrattamento di anziani per opera di badanti senza scrupoli, ai pirati della strada che mietono vittime circolando per le nostre strade ubriachi e tante volte anche senza la patente di guida, alle rapine ai negozianti. Insomma, ce ne abbastanza per proclamare lo stato di emergenza, altro che ronde! Ma questa volta il Professore, i suoi ministri e i sottosegretari, hanno davvero toccato il fondo. Dopo l’adozione del decreto legge sulla sicurezza, non c’è stato neppure il tempo di prendere visione delle misure contenute nel provvedimento, tanto meno di discuterlo, che subito la sinistra radicale ha ricattato il governo e lo ha costretto a fare l’ennesimo dietrofront. Con le nuove disposizioni si sono legate le mani ai prefetti, restringendo al massimo i criteri in base ai quali questi possono decretare l’espulsione dell’immigrato e viene coinvolto, per la conferma dei provvedimenti di espulsione, il giudice monocratico anziché quello di pace, mettendo così l’autorità giudiziaria nell’impossibilità pratica di adempiere urgentemente all’ulteriore compito richiestole. Insomma, si tratta di rimedi che alla fine si riveleranno peggiori del male perché, ancora una volta, nella testa degli stranieri prevarrà l’idea che da noi potranno venire a fare ciò che vorranno, perché nessuno si preoccuperà di arrestarli e tanto meno di espellerli. Sul piano politico è facile constatare come, anche in questa circostanza, l’attaccamento alle poltrone governative abbia prevalso sul buon senso. Facendo fare, peraltro, una figuraccia al neo segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, che si era illuso di aver cominciato a dettare l’agenda delle priorità di Palazzo Chigi e, invece, ha dovuto ricredersi e prendere atto dell’incapacità del centrosinistra di poter adottare una qualunque decisione senza dover subire il continuo ricatto delle sue numerose componenti. E’ il destino riservato a chiunque voglia cimentarsi nel compito improbo di governare con una colazione che va da Diliberto a Mastella, da Dini a Pecoraro Scanio, da Giordano a Rutelli. Ma a noi, e crediamo anche alla maggioranza dei cittadini, di tutto questo non importa un granché. La cosa preoccupante è, invece, il fatto che il Presidente del Consiglio prima dica che si deve provvedere all’espulsione degli immigrati che commettono gravi crimini e poi, ricattato per l’ennesima volta da una componente della sua coalizione, torni su suoi passi. Non solo, tutto questo ci ha anche fatto perdere la faccia anche a livello internazionale: E’ bastata una visita a Roma del primo ministro rumeno, Colin Popescu Tariceanu, il quale non ha gradito il “paventato” giro di vite del Governo ed ha energicamente difeso i suoi concittadini, a far rimangiare a Prodi tutte le sue promesse, facendolo ritornare a Palazzo Chigi con la coda tra le gambe.