Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, gennaio 14, 2008

Stanno nell’Unione gli affossatori delle riforme

di Giacomo Stucchi

Il sospetto c’è già da tempo, ma oggi esiste una concreta possibilità che il referendum sulla legge elettorale si farà perché così va bene alle principali forze politiche. In questo gioco del cerino, nel quale perde chi, agli occhi dell’opinione pubblica, risulta l’affossatore del dialogo sulle riforme, ad essere in ballo non c’è solo la legge elettorale ma molto di più. Oggi l’affossatore di turno è Silvio Berlusconi. Nel centrosinistra tutti gli attribuiscono la colpa di aver fatto saltare, con le sue dichiarazioni sulla legge Gentiloni, il possibile accordo su una riforma condivisa da tutte le parti politiche. Ma, al contrario di ciò che si vuol far credere ai cittadini, e cioè che l’intesa era dietro l’angolo e che questa è saltata per colpa del capo dell’opposizione, la verità è che sulla bozza Bianco, ovvero la proposta attualmente in discussione in Parlamento, l’Unione non ha mai trovato un accordo. Di tutto questo è sempre stato consapevole il segretario del Partito Democratico Veltroni, che, conscio delle tante divisioni all’interno del suo stesso partito e nell’Unione, sulla legge elettorale e su molto altro ancora, ha utilizzato le “consultazioni” per far uscire dall’angolo il suo partito. La nascita del Pd era stata annunciata con strilli di tromba, nella speranza che questo nuovo progetto risollevasse le sorti del centrosinistra. Ma così non è stato. Il sindaco di Roma non ha incantato i cittadini e il suo “nuovo” partito non ha fatto breccia nell’opinione pubblica. In queste condizioni, considerato che non è possibile, almeno nell’immediato, buttare giù il presidente del Consiglio in carica, senza avere conseguenze disastrose sul futuro del centrosinistra, che cosa avrebbe dovuto fare nel frattempo il capo del maggior partito di maggioranza? Ecco, quindi, l’idea degli incontri bilaterali di Veltroni coi partiti della sua stessa maggioranza e con quelli dell’opposizione. Il segretario del Pd trova così, in qualche modo, una collocazione, una funzione da svolgere, nelle more che il quadro politico si chiarisca un po’. Questa pantomima delle consultazioni è andata avanti per parecchie settimane, durante le quali ognuno ha avanzato le proprie proposte, con il risultato di trasformare poco a poco il dialogo sulla nuova legge elettorale in una vera e propria torre di Babele. Tutto ciò è la diretta conseguenza del fatto che Veltroni non ha mai avuto in tasca una proposta condivisa dal tutto il centrosinistra e, quindi, la possibilità di chiudere un accordo senza che questo provocasse, per un motivo o per un altro, le isteriche reazioni dei suoi diffidenti alleati. In altre parole, anche sulla legge elettorale, l’Unione si è mossa allo stesso modo di come per diciotto mesi sta agendo a Palazzo Chigi, ovvero in ordine sparso. E allora, pensano dalle parti di Palazzo Chigi, meglio tergiversare, ammantare il Pd di una volontà riformatrice, che non ha, e nel frattempo prendere tempo prezioso per far sopravvivere un Governo che, invece, potrebbe soccombere da un momento all’altro.