Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, febbraio 05, 2008

Finiti i giochetti, si va alle urne

di Giacomo Stucchi

La XV legislatura è finita e con essa l’incubo di un governo istituzionale, delle larghe intese, di grande coalizione, o di come diavolo lo si sarebbe chiamato, il cui unico obiettivo era quello di allontanare il più possibile le elezioni. Sciolte le Camere finalmente si vota, ma sbaglia chi ritiene quest’appuntamento un passaggio dall’esito già scontato. La sinistra farà di tutto per non perdere, o almeno per perdere con onore. Del resto basta guardare a come è stata condotta la crisi di Governo per rendersi conto che, dalle parti dell’Unione, la fantasia non manca di certo. A cominciare dalle consultazioni presidenziali: un rito da Prima Repubblica che ha raggiunto il grottesco soprattutto nel secondo giro, quello condotto dal presidente incaricato Franco Marini. Infatti non è mai stato chiarito se si trattasse di un mandato pieno o di una “esplorazione; inoltre l’incarico conferito a Marini aveva in sé una contraddizione evidente, connessa al fatto che un eventuale Governo, ove mai fosse nato, non poteva di certo avere come compito quello dell’approvazione della legge elettorale che, come è noto, è di competenza del Parlamento. A questo si aggiunga che tale fantomatico Governo avrebbe dovuto avere una scadenza temporale cosa non prevista dalla Carta costituzionale. “Inquietante” poi, è stata definita così da molti di coloro che si sono recati a Palazzo Giustiniani per le consultazioni, la presenza, durante i colloqui con Marini, del presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Enzo Bianco. Il senatore del Partito Democratico è sempre stato lì, a fianco del presidente incaricato, non si capisce bene se per consigliare o per testimoniare. Innovativa e “suggestiva”, inoltre, è stata la consultazione delle parti sociali, con il mal celato intento di ottenere una copertura politica. Per fortuna ora tutto questo appartiene al passato. Per una fase che si chiude, quella cioè della crisi politica più irrituale nella storia della Repubblica, se ne apre adesso una nuova, ovvero quella delle elezioni. Veltroni, nonostante in pubblico abbia sempre detto di non volerle subito, in realtà, già da parecchi giorni, parla e si comporta come se fosse in campagna elettorale. Ed è palese il tentativo di voler addossare la colpa alla Casa delle Libertà per il fallimento del presunto dialogo sulle riforme. Cominciamo subito, allora, a sgombrare il campo dagli equivoci che il Pd sta montando ad arte già da alcuni giorni. Innanzi tutto, è bene ricordarlo, il Governo Prodi è caduto per l’implosione della maggioranza di centrosinistra. Ad un certo punto, cioè, sono stati alcuni senatori dell’Unione a staccare la spina all’esecutivo e a decretarne la fine. Un epilogo che, come i lettori ricorderanno, avevamo ampiamente previsto. In moltissime occasioni, infatti, avevamo sempre detto che il problema non era sul se ma sul quando il Professore sarebbe caduto. Certo, i fatti giudiziari nel quale è stato coinvolto il ministro Mastella, la sua consorte e lo stato maggiore dell’Udeur campano, hanno impresso una forte accelerata alla crisi, ma si è sempre saputo che questa legislatura non sarebbe arrivata alla sua scadenza naturale. Quindi non è stata la Cdl ad interrompere un dialogo, ma semmai è stata l’Unione a fare harakhiri. Ma c’è di più. Ad essere in disaccordo sulla bozza di legge elettorale, l’ormai famigerata bozza Bianco, è sempre stata soprattutto la sinistra. Veltroni, infatti, in tutti questi mesi di mediazione, non è mai riuscito a trovare la quadra coi sui stessi alleati (che sull’argomento sono andati in ordine sparso persino alle consultazioni, prima con Napolitano e poi con Marini). Come si poteva pretendere, quindi, di trovare un’intesa con la Cdl se neppure il centrosinistra era d’accordo sul testo da adottare? La verità è che il segretario del Pd, con il precipitare degli eventi, si è visto sfuggire la situazione di mano. Sino ad arrivare all’ultima disperata proposta di fare la nuova legge elettorale in soli tre mesi, dimenticando, però, che nell’ultimo anno e mezzo la maggioranza di governo, anziché affrontare i mille problemi che affliggono i cittadini, ha sempre litigato su tutto.