Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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venerdì, marzo 28, 2008

Per “par condicio” Berlusconi non va in televisione

di Giacomo Stucchi


Davvero si può credere al fatto che la decisone di Walter Veltroni, di non andare nel salotto televisivo di Bruno Vespa, dipenda da una sorta di reminiscenza democratica del candidato premier del Pd, ansioso di incontrare l’avversario Silvio Berlusconi in tv, per il bene dei cittadini? Penso proprio di no. Il fatto è che più passano i giorni di questa lunga campagna elettorale, più l’ “Obamadenonatri” ha nella sua faretra sempre meno frecce e, quindi, quelle poche chi gli sono rimaste non vuole sprecarle. Se Veltroni avesse avuto veramente a cuore il confronto televisivo con il suo avversario, lo avrebbe chiesto sin dall’inizio della campagna elettorale. Nelle scorse settimane, invece, quando gli faceva comodo sproloquiare in televisione sulla “straordinaria novità” della politica rappresentata dal Partito democratico, non si è mai posto il problema. E’ sempre andato in tv, senza incontrarsi con il leader della Federazione della Libertà. Io non credo che Berlusconi, che tra l’altro è un maestro della comunicazione televisiva, e che ha inventato la tv privata in Italia, abbia alcuna difficoltà ad incontrare il segretario del Pd. Peraltro, sarebbe l’occasione buona per fargli presente come il suo partito abbia ripresentato i “soliti noti” del centrosinistra, mettendo dentro i ministri e sottosegretrai del Governo Prodi. Ma il punto è un altro, e attiene ad una questione di principio. Come già detto, non si può essere, su una questione così delicata, qual è quella delle regole dell’informazione in campagna elettorale, ondivaghi. Oggi, cioè, mi va bene andare in tv senza un confronto, domani però è un altro giorno e si vedrà. No, non funziona così. Le regole, quando ci sono, devono valere sempre, all’inizio e alla fine della campagna elettorale. Allora, tanto varrebbe togliere di mezzo questa assurda legge, che non ha eguali nelle democrazie di tutto il mondo, e lasciare libera l’informazione di fare il proprio lavoro. Non dimentichiamoci che ad aver voluto questa legge della par condicio è stato proprio il centro sinistra che, alla fine, (soprattutto per noi della Lega Nord) si è trasformata in una non par condicio, che obbliga i conduttori televisivi di trasmissioni di approfondimento politico ad attribuire, in campagna elettorale, pari visibilità tanto al candidato della coalizione con il 40 e più per cento dei voti quanto a quello del partito con lo 0,5 per cento. Una legge controversa che adesso, però, il Pd non rivendica per garantire spazio a tutti i candidati in lizza, ma solo per impedire a Berlusconi di andare in televisione, perché se Veltroni si rifiuta di andare a Porta a Porta, succede che, per par condicio, non potrà andarci nemmeno il candidato premier del centrodestra. Si tratta del solito guazzabuglio, nel quale la sinistra è maestra a districarsi e che, però, alla fine della fiera, impedisce al leader dell’opposizione di andare in onda in una trasmissione di un canale della tv pubblica, che così non è più pubblica ma al servizio del Partito democratico.