Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, marzo 06, 2008

Walter spera nel pareggio ma sarà smentito dai fatti

di Giacomo Stucchi



Chi si era illuso che il Partito democratico potesse rappresentare una svolta, rispetto all’esperienza del Governo Prodi, deve essere rimasto profondamente deluso da queste prime settimane di campagna elettorale. Il fatto è che le risse e il clima da torre di Babele, al quale abbiamo assistito nei mesi scorsi, si sono trasferite da Palazzo Chigi al quartier generale del Pd (dove, negli ultimi giorni, se ne sono viste di cotte e di crude), e la menzogna continua a farla da padrone nella campagna elettorale del centrosinistra. Una vera e propria simulazione di ciò che potrebbe accadere se questo partito, dalla variegata composizione, dovesse malauguratamente vincere le elezioni. Dei problemi causati dalla faciloneria con la quale il Pd ha voluto chiudere anzitempo le liste di Camera e Senato si è già discusso, ma Walter “volemosebene” Veltroni, si sa, è fatto così, vuole essere sempre il primo della classe e, quindi, non gli deve essere sembrato vero di consegnare per primo il compitino. Il segretario del Pd, tra l’altro, si è vantato di aver “svecchiato” la rappresentanza politica, mettendo in lista giovani uomini e donne che si sono subito dichiarati entusiasti di portare in Parlamento la loro “totale inesperienza”. Può darsi che a noi sfugga il valore della radicale operazione di rinnovamento veltroniano, ma la nostra idea di chi portare e, soprattutto, di cosa fare, nella prossima legislatura è molto diversa dal centrosinistra. Certo, l’entusiasmo dei giovani è importante (lo sa bene la Lega Nord, che da anni ha la rappresentanza parlamentare più giovane), ma bisogna anche considerare che, subito dopo le elezioni ci sarà da serrare i ranghi e lavorare sodo per rimettere a posto le cose, dopo i disastri del Professore, potendo contare fin da subito su un gruppo importante di parlamentari rodati. Intanto, a furia di “svecchiare”, nel Pd è rimasto escluso il vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Lumia, al quale è toccato ad Antonio Di Pietro offrire una candidatura. Le grane, però, per Veltroni sembrano non finire mai. Così, dopo la querelle con Pannella (nella quale, comunque vada, l’unica cosa che i cittadini hanno capito è che si tratta di una questione di “posti” in lista, di soldi e di candidature “sicure”), scoppia il caso Calearo. Dopo l’intervento a Ballarò dell’ex presidente di Federmeccanica, nonché capolista del Pd in Veneto, per la Camera dei Deputati, divampa infatti la polemica con il ministro Parisi. Anche in questo caso il Pd, per salvare la faccia, smentisce, rettifica, e non ci pensa due volte a fare dietrofront. Né più né meno delle risse alle quali abbiamo assistito in venti mesi di Governo dell’Unione. Insomma, per farla breve, siamo alle solite. Questi personaggi si illudono poter vincere le elezioni e già litigano, non si capiscono e non sanno nemmeno cosa vogliono. Ogni giorno, infatti, il loro candidato premier, una sorta di “Obamadenoatri” va in giro per le città e ne spara una delle sue. Così, dopo aver annunciato sondaggi inverosimili, Veltroni ora si rifà alla sindrome del pareggio. “Il risultato di questa campagna elettorale – ha infatti pronosticato - sarà un testa a testa e alla fine il pari è assai probabile. Il Senato quindi non avrà una maggioranza per fare le riforme che servono al paese". Un motivo in più, allora, per dare la propria preferenza alla Lega Nord e assicurarsi un vero cambiamento.