Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, settembre 04, 2008

ASPETTANDO CHE IL PD DIVENTI "MAGGIORENNE"

di Giacomo Stucchi
Dal punto di vista della maggioranza sarebbe auspicabile confrontarsi, dentro e fuori il Parlamento, con una opposizione concreta, che guardi alla tanto attesa stagione delle riforme come ad una opportunità, e non come a un campo minato. Non passa giorno, però, senza che questa speranza si trasformi piano piano in un’utopia. Lo stesso segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, non sa più che pesci pigliare. Non c’è un solo tema, all’ordine del giorno dell’agenda politica, dalla sicurezza all’immigrazione, dalle intercettazioni alla riforma della giustizia, che non veda separato, diviso, e forse anche confuso, il suo partito. L’opposizione di centrosinistra, più che pensare alle soluzioni da proporre (in alternativa ai provvedimenti del Governo), è intenta a trovare una propria identità ma anche un vero leader. Al momento, infatti, il Pd non pare disporre né dell’una né dell’altro. Non è un problema di poco conto, e non c’è alcuna malizia politica da parte del sottoscritto, ma tale situazione si ripercuote negativamente al centro come in periferia. Cerco di essere più esplicito. Se la mancanza di una chiara linea politica del Pd, del tutto evidente agli stessi elettori di centrosinistra (che di fatti appaiono oggi più indecisi che mai), a livello parlamentare comporta l’incapacità dell’opposizione di essere propositiva e alternativa, e tutti sappiamo quanto in democrazia sia importante questa funzione, in periferia la défaillance del centrosinistra è addirittura devastante. Perché nelle due Camere, sino ad oggi, la maggioranza, dinanzi all’inconcludenza del Pd, ha potuto comunque assumersi le proprie responsabilità, forte dei numeri; in periferia, invece, cioè nelle Regioni, Province e nei Comuni, non è così. Lì vi sono molte giunte di sinistra, o di centro sinistra, che soffrono moltissimo l’incapacità decisionale del vertice del loro principale partito di riferimento. Tanto da non sapere neppure come comportarsi nell’applicazione di alcuni provvedimenti governativi. Sulla sicurezza, per esempio, è normale che un sindaco di sinistra, per poter ottenere dei risultati concreti nella lotta alla criminalità, dovrà per forza di cose condividere la politica dell’esecutivo, utilizzando quegli strumenti che la maggioranza di centrodestra ha voluto riconoscergli con un apposito provvedimento legislativo. Per fortuna non tutti gli amministratori di sinistra sono indottrinati a tal punto da non vedere al di là del proprio naso e non capire, quindi, che dinanzi a certi problemi non esiste l’appartenenza politica ma soltanto la soluzione del problema stesso. Non è un caso, infatti, se molti sindaci del Pd, soprattutto delle grandi città, da Sergio Chiamparino a Torino, a Massimo Cacciari a Venezia, siano perennemente in rotta di collisione coi vertici del loro partito. Ma, per qualcuno che dimostra un minimo di onestà intellettuale, ma soprattutto di reale interesse per i problemi dei propri concittadini, ce ne stanno molti altri che invece non la pensano così. Questi continuano, per esempio, a tollerare l’accattonaggio nelle strade, i lavavetri agli incroci, il lavoro irregolare, gli affitti in nero agli immigrati senza permesso di soggiorno, e potrei continuare con una miriade di infrazioni alle legge. Che fare allora? In attesa che il Pd si responsabilizzi, e magari diventi politicamente “maggiorenne”, è auspicabile che, almeno in periferia, le autorità locali siano lasciate libere di decidere. Per il Pd, forse sarebbe questo il modo migliore per cominciare a crescere.