Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, ottobre 08, 2008

L'UE INCESPICA SULLA CRISI FINANZIARIA

di Giacomo Stucchi

C’è in atto una sorta di tiro al piccione, soprattutto dalle parti dell’opposizione e in taluni organi di informazione ad essa contigui, contro i presunti responsabili della crisi finanziaria che sta investendo gli Stati Uniti, con ripercussioni anche in Europa.
Sul banco degli imputati, soprattutto, il sistema economico a stelle e strisce che, si dice da più parti, ha fatto vivere i cittadini americani troppo al di sopra delle loro reali possibilità favorendo, per esempio, l’elargizione del prestito su larga scala senza le necessarie garanzie. In questa situazione, ci si chiede quando e in che misura i crolli finanziari d’Oltreoceano incidano in Europa ma, soprattutto, in che modo gli stati membri dell’Ue possano cautelarsi.
Al di là delle responsabilità della crisi in atto, a dire il vero, in questa circostanza, ciò che preoccupa di più è la constatazione che l’Unione europea, ancora una volta, continua a dimostrare tutti i suoi limiti. Resi palesi anche dal fatto che le borse europee sono precipitate proprio nel giorno del summit finanziario, tra Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna. Al primo punto dell’ordine del giorno del vertice c’era, soprattutto, la ricerca di una soluzione al problema di come mettere in cassaforte i risparmi dei cittadini, in caso di assalti speculativi alle banche europee. Ma, come già altre volte in passato, Bruxelles non è stata in grado di trovare una linea univoca e si è andati in ordine sparso. Così, alla proposta del premier Berlusconi di istituire un fondo comune europeo, a garanzia dei depositi dei correntisti, gli altri partner hanno risposto picche e ognuno ha detto la sua: chi voleva continuare a dare soldi alla banche a rischio, dando luogo così ad una sorta di nazionalizzazione, per annullare le eventuali disastrose conseguenze di un loro fallimento; chi invece proponeva di immettere liquidità per salvare titoli spazzatura. Alla fine, per rispondere alla crisi, la misura più significativa per la tasche dei cittadini è stata quella dell’'innalzamento della soglia minima di garanzia per i depositi bancari da 20 a 50 mila euro (in Italia, comunque, è già a 103 mila). Insomma, la montagna ha partorito il topolino, e la sensazione è che, nell’immediato, non ci sia una vera soluzione al problema di come mettere a riparo il sistema da eventuali crolli finanziari. Intanto, le borse di tutto il mondo vanno avanti, a prescindere dalle decisioni dei governi, figuriamoci poi delle istituzioni che latitano, come quelle comunitarie, e al momento, sul fronte dei rischi concreti, nessuno può prevedere “quanti titoli spazzatura” ci siano nelle pieghe dei bilanci degli istituti di credito europei, e quindi nessuno è in grado di sapere cosà accadrà nell’immediato futuro.
In Italia la situazione sembra essere più sicura che altrove, ma resta alta l'allerta del Governo. Così come del presidente americano George W. Bush, che ha chiamato al telefono il francese Nicolas Sarkozy, il premier britannico Gordon Brown e il presidente del Consiglio Berlusconi, per discutere della crisi finanziaria. Bush ha lanciato l'idea di un summit mondiale, la convocazione di un G-8 straordinario per coordinare gli interventi sulla crisi internazionale. Il meeting potrebbe essere in Italia, a cui spetta la presidenza di turno del G-8 nel prossimo anno. Che il summit possa riuscire là dove l’Ue, sino ad oggi, ha fallito? E’ ancora presto per dirlo.