Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, novembre 20, 2008

VELTRONI NELLE SABBIE MOBILI DELLA VIGILANZA

di Giacomo Stucchi

Questa storia del “pizzino” passato sotto il tavolo dall’onorevole Latorre al capogruppo del Pdl, Italo Bocchino, allo scopo di imbeccarlo su come attaccare l’Italia dei Valori in diretta tv durante la trasmissione Omnibus, è il giusto corollario a tutta la vicenda sulla Vigilanza, che ha fatto toccare davvero il fondo alla credibilità del Pd. Tutti, tra gli esponenti di quel partito, speravano di mettere una pietra sopra a questo tormentone con le dimissioni del presidente in carica della Commissione, Riccardo Villari, ma per il momento l’ostinazione dell’interessato a restare al suo posto ha, ancora una volta, scombinato la carte in tavola. E dire che la capogruppo al Senato del Pd, Anna Finocchiaro, non aveva manifestato, almeno in pubblico, il minino dubbio sul fatto che queste benedette dimissioni sarebbero arrivate. Invece, per ora è stata smentita dai fatti. Chi invece era sempre stato prudente, è stato l’altro aspirante presidente della Bicamerale sulla Vigilanza, il senatore Sergio Zavoli, che infatti è sempre stato cauto sulla possibilità che nell’immediato fosse davvero lui a presiedere la Commissione. Chissà, forse per saggezza, forse per intuito, Zavoli ha capito tutto sin dal primo momento. Al contrario del suo segretario, Walter Veltroni, sempre più vicino ad una crisi di nervi, adesso che il suo ruolo e la sua credibilità di leader politico è stata, per l’ennesima volta in pochi giorni, messa a dura prova. D’altra parte, basta mettersi nei panni dell’incolpevole Villari per capire quanto sia stato davvero bravo l’Obama de’ noantri a ingarbugliare a tal punto la situazione, da non riuscire più a venirne fuori, e a sprofondare sempre più in quelle che per lui stanno diventando delle vere e proprie sabbie mobili. Perché se è vero che ad eleggere Villari è stata la maggioranza, senza l’apporto cioè dei voti dell’opposizione (alla quale lo stesso Villari appartiene), è anche vero che la sua elezione è assolutamente legittima. In altre parole, l’attuale presidente della Vigilanza non solo non usurpa a nessuno il posto che occupa, ma ha tutto il diritto di mantenerlo. Semmai è singolare la pretesa del Pd che chiede le sue dimissioni. La verità è che Veltroni è riuscito a cacciarsi in un cul-de-sac, dal quale adesso è davvero difficile venirne fuori: prima si è ostinato ad appoggiare la candidatura di Orlando, poi c’è stata la plateale, quanto inutile, salita al Colle per avere più “attenzione” istituzionale, ed infine ha tirato fuori il presunto “asso della manica”, ovvero la candidatura di Sergio Zavoli alla presidenza della Commissione. Allo stato attuale delle cose, però, oltre a non aver raggiunto nessuno dei suoi obiettivi il segretario del Pd è rimasto con il cerino in mano. Aspettiamo ora di vedere l’ennesima puntata di questa stucchevole telenovela politica.