Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, gennaio 29, 2009

FEDERALISMO FISCALE, RIFORMA INELUDIBILE

di Giacomo Stucchi

Sul federalismo fiscale, al momento, le notizie sono due: la prima è che il provvedimento, già approvato al Senato (fatto storico), comincerà il 10 febbraio il suo iter alla Camera, dove sarà votato in aula il prossimo 13 marzo. Considerato il tempo trascorso dalle ultime elezioni, meno di un anno, ma anche le emergenze sul tappeto che governo e maggioranza stanno affrontando, prima fra tutte quella economica, se non si tratta di un record poco ci manca. Il fatto è che la Lega Nord, al contrario di altri partiti, non dimentica gli impegni presi, ma li fa propri sino al raggiungimento dell'obiettivo. Così è per il federalismo fiscale. Bene ha fatto, quindi, il nostro Segretario federale Umberto Bossi, ad annunciare che alle prossime elezioni amministrative il Carroccio farà accordi, anche a livello locale, soltanto con chi avrà dimostrato di essere dalla parte del Federalismo. Le due cose, come appare ovvio, non possono essere distinte. Se si vuole essere nostri alleati nelle competizioni elettorali per la guida di Comuni e Provincie, non si può infatti non condividere il nostro principio cardine: cambiare davvero la struttura dello Stato attraverso una maggiore autonomia ai governi locali. Non si tratta di uno slogan, da utilizzare in campagna elettorale, ma è la ragione stessa della nostra battaglia politica. Che non è di tipo ideologico ma, al contrario, quanto di più pragmatico sia stato mai portato avanti nel nostro sistema politico e istituzionale. Per troppi anni, purtroppo, siamo stati abituati a discorsi di tipo ideologico, di destra o di sinistra, che però oggi non hanno più molto senso dinanzi alla riconosciuta necessità di un assetto federale dello Stato non più procrastinabile. Di questo (e veniamo così alle seconda notizia) si sono resi conto anche i dirigenti del Pd coi quali infatti è stato raggiunto un accordo sul provvedimento, che a Palazzo Madama ha portato all'astensione sul voto finale al disegno di legge Calderoli. Ma c'è di più. Le riforme degli ultimi anni sono state già indirizzate nella direzione da noi auspicata. L'aumento dei poteri degli amministratori locali, posto in essere con la riforma Bassanini, ma anche la riforma del titolo V della Costituzione, approvata peraltro proprio dal centrosinistra nel 2001, "obbligano" oggi il Parlamento a completare un quadro normativo altrimenti incompiuto. Che provoca, peraltro, gravi discrasie a tutto il sistema. Basti pensare, per esempio, ai buchi nei bilanci di alcuni Comuni, come quello di Roma o Catania, ai quali si è potuto arrivare perché se è vero che i sindaci hanno già una maggiore capacità di spesa, lo è altrettanto il fatto che oggi non c'è modo di controllare, se non a posteriori (quando cioè a risanare le situazioni critiche deve per forza di cose intervenire lo Stato), se i primi cittadini agiscono da buon padre di famiglia o no. In tal senso il passaggio dalla "spesa storica" a quella "standard", che sta alla base del federalismo fiscale, è la chiave di volta per passare da uno Stato centralista e assistenzialista, tipico della Prima Repubblica, ad un sistema moderno ed efficiente che valorizzi le risorse locali ma, soprattutto, metta gli amministratori dinanzi alle loro responsabilità.