Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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lunedì, aprile 27, 2009

UNO STATO AL PASSO COI TEMPI PREVALGA SULL'IDEOLOGIA

di Giacomo Stucchi

L'invito di Dario Franceschini, al presidente del Consiglio Berlusconi, a “rispettare la volontà dei padri costituenti che indicarono il modo di mettere mano alla Carta, attraverso maggioranze qualificate”, ci sembra l’ennesima puntata di quella stucchevole telenovela su chi, come e quando, nel nostro Paese, abbia più “titoli” a festeggiare il 25 aprile. Una data che ogni anno, vista da sinistra, si aspetta più per fare polemica che non per celebrare davvero un giorno di coesione e riappacificazione popolare. Qualora poi, come è accaduto quest’anno, il centrosinistra si trovi all’opposizione, allora la ricorrenza diventa anche l’occasione per rivendicare presunte paternità di democrazia, nella speranza che almeno questo tentativo serva a risalire la china. In tutta onestà auspicavamo che, almeno quest‘anno, considerato anche il clima di solidarietà che si è creato dopo il tragico terremoto in Abruzzo, il segretario di turno del Pd ci avesse risparmiato questa pantomima. E invece no, come da copione, non si è resistito alla tentazione di fare del 25 aprile l’ultima frontiera della sinistra italiana, l’ultima riserva ideologica e storica dentro la quale ritrovare l’identità e, soprattutto, il consenso perduto. Ma gli italiani non sono scemi e sanno perfettamente che se la sinistra invita Berlusconi a dichiararsi “fedele” alla Costituzione, e gli chiede di impegnarsi a non cambiarla a “colpi di maggioranza”, lo fa non perché teme davvero una svolta autoritaria nel Paese ma solo perché ha paura di perdere ulteriore terreno. La “difesa della Carta costituzionale”, infatti, rappresenta per il Pd il baluardo estremo sul quale arroccarsi e quindi ricordare, come ha fatto Franceschini, che la “Carta è il patrimonio di tutti, il lascito di quegli anni dove partiti e movimenti diversi si unirono per liberare il paese e poi si misero attorno al tavolo per darci queste regole”, più che a riconciliare serve soltanto a marcare presunte differenze. Che invece, alla prova dei fatti, non ci sono. Perché esistono ormai, nella coscienza popolare, ma anche nella volontà di gran parte della classe politica, almeno un paio di punti fermi direttamente connessi al processo riformatore. Che vede conclamato, in primis, il fatto che la prima parte della Carta (quella cioè dei Principi Fondamentali) è ancora attuale e per questo nessuno si è mai attivato per promuoverne una rilettura; ciò che necessita invece di una revisione è di sicuro la parte relativa all’Ordinamento della Repubblica, con particolare riferimento al sistema parlamentare e al meccanismo di formazioni delle leggi. Nel nostro sistema istituzionale,infatti, il destino di una legge dipende da troppe “navette parlamentari”, ma anche da troppi deputati e senatori. A differenza di quarant’anni fa, su queste questioni, non c’è più, o almeno non dovrebbe più esserci, un approccio ideologico ma soltanto pragmatico. Se tutti, a destra come a sinistra, avranno chiaro questo nuovo scenario, allora il Parlamento potrà dare, con l’apporto determinato della Lega Nord, risposte concrete, in tempi accettabili, ai cittadini che altro non chiedono che uno Stato e delle leggi al passo dei tempi.