Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, dicembre 17, 2009

A META' DEL GUADO

di Giacomo Stucchi

Sono molteplici le ragioni che dovrebbero portare maggioranza e opposizione a compiere le riforme nel più breve tempo possibile: una fra tutte la necessità di superare il guado istituzionale nel quale ci troviamo ormai da un quindicennio. Correva l’anno 1994, infatti, quando si andò a votare per la prima volta con il sistema elettorale maggioritario uninominale. Il nuovo sistema elettorale era misto, maggioritario e proporzionale. Il 75% dei seggi (475 per la Camera, 232 per il Senato) era assegnato tramite un sistema uninominale maggioritario a turno unico; il restante 25% dei seggi (155 per la Camera, 83 per il Senato) tramite un sistema proporzionale. Al di là dei meccanismi di elezione, per la verità non molto semplici, il punto era che bisognava cambiare la cosiddetta rappresentatività parlamentare introducendo un rapporto diretto tra l’elettorato e l’eletto. Nacque così l’idea del collegio elettorale, molto più ristretto rispetto alle precedenti circoscrizioni. Facciamo questo piccolo riepilogo storico per ricordare ai più “distratti” che le riforme, compresa quella del sistema elettorale, sono ormai al centro dell’attenzione da parecchio tempo. Da ultimo poi è stata inserita nella scheda elettorale l’indicazione di voto per la scelta del presidente del Consiglio. Si tratta, quindi, di un processo lungo e complesso che nel corso degli ultimi anni ha fatto si che dalla volontà dell’elettore dipendesse anche l’indicazione del futuro capo del Governo, con un ideale vincolo di mandato per l’intera legislatura. Tuttavia, come spesso accade nel nostro Paese, le riforme restano sempre a metà. Sicché un sistema elettorale che prevede l’indicazione chiara ed inequivocabile del presidente del Consiglio da parte dell’elettore, coesiste con la Costituzione formale attualmente in vigore che prevede, tra l’altro, che il “Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica” e che “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”. Come appare evidente il risultato è che l’attuale sistema di voto, dovendo “convivere” con le norme contenute nella nostra Costituzione, costituisce un ibrido istituzionale del quale tutti sono consapevoli ma che tuttavia, soprattutto quando ci si sofferma (giustamente!) sulla necessità di superarlo, fa gridare allo scandalo i soliti falsi benpensanti per presunta lesa maestà costituzionale! Ecco perché se c’è una cosa che, come uomo del Carroccio e come parlamentare, auspico di cuore per il 2010 è che la maggioranza, possibilmente con l’opposizione, trovi davvero, nell’immediato futuro, i modi e i tempi per uscire da questa impasse. Perché è anche sulla base di questo “equivoco” istituzionale che potrebbero nascere “tentazioni” di ribaltoni parlamentari, stile prima repubblica, che farebbero fare al Paese un passo indietro almeno di vent’anni. Siamo però ottimisti per natura e quindi vogliamo credere che alla fine la logica, ma soprattutto il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, prevarrà sugli interessi particolari e sulle alchimie politiche.