Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 08, 2010

L'UE NON PUO' LIMITARE LA LIBERTA' DEGLI STATI

di Giacomo Stucchi

Noi della Lega Nord, che ci battiamo da sempre per la libertà dei popoli della Padania, e per l’applicazione di un federalismo in grado una volta per tutte di affrancare i cittadini dal centralismo, non possiamo che combattere la supremazia della burocrazia di Bruxelles quando questa si traduce in limitazione della sovranità degli Stati membri della Ue. In tal senso gli ultimi anni, compresi quelli relativi al periodo di presidenza della Commissione europea da parte di Romano Prodi, hanno purtroppo lasciato il segno negativo sotto diversi punti di vista. In primo luogo, per ciò che concerne la partecipazione degli Stati, ma anche delle singole Regioni, alla fase ascendente del diritto comunitario; in secondo luogo per quel che riguarda l’approvazione di quelle direttive, dalle conseguenze sociali ed economiche rilevanti, che si sono purtroppo tradotte in una grave limitazione della sovranità degli Stati. A manifestare peraltro disappunto per i suddetti aspetti, non è stato soltanto un partito, né tanto meno singoli esponenti politici, ma alcuni popoli europei che, come nel caso del referendum celebrato in Francia, hanno detto chiaramente no ad una Costituzione europea che limitava fortemente le prerogative dei singoli Stati membri. In tal senso dicemmo allora, e ribadiamo oggi, che il popolo francese ha reso un servizio alla democrazia. I casi in cui le direttive comunitarie finiscono con il limitare fortemente la libertà degli Stati membri purtroppo sono parecchi. Penso per esempio alla direttiva Bolkestein che, sin dalla sua prima versione, non ha fatto altro che costituire un grave nocumento, sia dal punto di vista sociale che economico, alla stabilità dei mercati dei singoli Stati. Organizzata su tre ambiti (concernenti l’eliminazione degli ostacoli alla libertà di stabilimento, alla libera circolazione dei servizi e l’instaurazione della fiducia reciproca tra Stati membri), la direttiva è stata approvata per semplificare, almeno nelle intenzioni, le procedure amministrative ed eliminare l’eccesso di burocrazia, per coloro che intendono stabilirsi in un altro paese europeo per prestare dei servizi. Essa però adotta il principio, molto controverso, del paese di origine, secondo il quale un prestatore di servizi che si sposta in un altro paese europeo deve rispettare la legge del proprio paese di origine. Si tratta di un criterio che desta vive preoccupazioni perché può causare del dumping sociale, ovvero stimolare una corsa al ribasso per quanto riguarda le tutele sociali, i diritti dei lavoratori e il livello delle retribuzioni. Facile immaginare come tutto questo si possa tradurre nella creazione di manodopera a basso costo con effetti destabilizzanti sui mercati. Anche se il principio del paese d'origine è stato modificato nella versione definitiva della direttiva, c’è da dire che la Bolkestein continua ad essere ancora oggi l’esempio di come non si dovrebbe procedere sul cammino dell’integrazione europea. Che non può avvenire, in alcun caso, calpestando diritti sociali, tradizioni, usi e costumi, dei singoli Stati membri. Per quanto ci riguarda il principio della limitazione dei poteri degli Stati, e l’equiparazione dei diritti dei cittadini di altri paesi europei, non è certo una conquista e non può essere alla base della legislazione comunitaria, né oggi né mai.