Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, novembre 11, 2010

BOSSI E LA LEGA NORD, RIVOLUZIONARI MA RESPONSABILI

di Giacomo Stucchi

Saranno i leader a decidere sul futuro del governo e, quindi, della legislatura. Sul tappeto una serie di questioni, dalla legge elettorale alle misure economiche da adottare, dall’approvazione della legge di Stabilità alle riforme da portare a termine, dal cui esito dipende non tanto il futuro di questo o di quel partito, ma del Paese. Un fatto imprescindibile che nessuno degli attori protagonisti della scena politica può mettere in discussione. Forse, è partendo da questa considerazione che il nostro Segretario Federale Umberto Bossi ha intravisto lo “spiraglio”, che ha poi portato alla consultazione con il presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, attraverso il quale tentare una via d’uscita all’impasse politico. Qualunque sia l’epilogo, una forza politica rivoluzionaria, ma responsabile, qual è la Lega Nord, non avrebbe mai potuto rimanere insensibile agli appelli dei vertici delle istituzioni, che non perdono occasione per rimarcare la delicatezza del momento, sia sotto il profilo legislativo (con la legge di Bilancio al vaglio del Parlamento), sia sotto quello economico (con i titoli di Stato in scadenza che dovranno essere ricollocati sui mercati per essere acquistati dagli investitori finanziari). Per non parlare poi delle continue emergenze, da ultima quella dell’alluvione in Veneto, che richiedono decisioni e interventi immediati. Ecco perché non bisogna prestare il fianco ad inutili polemiche, sia che vengano mosse ad arte da vecchi o aspiranti nuovi “colonnelli” di qualche esponente politico, sia che provengano da forze politiche dell’opposizione che mirano solo a buttare il Paese a gambe all’aria. In entrambi i casi l’unica conseguenza sarebbe quella di surriscaldare, se possibile, ancora di più un clima che invece ha bisogno di una profonda, ma rapida, riflessione. Impossibile prevedere, al momento, se esistano delle soluzioni per poter guardare con fiducia al prosieguo della legislatura, né se esistano davvero le ragioni per considerarla conclusa. Una certezza, tuttavia, c’è ed è quella che porta ad escludere ogni ipotesi di “ribaltone”. Qualora infatti il governo in carica dovesse cedere il passo ad un altro, che non sia stato legittimamente eletto dal popolo, la gente non approverebbe e, comunque, si tratterebbe di un pericoloso ritorno a un passato da Prima Repubblica che nessuno rimpiange. I cittadini hanno eletto una maggioranza politica e indicato un premier, nessuno di loro capirebbe il motivo per cui adesso tutto questo non varrebbe più. Qualora la maggioranza non dovesse essere più tale è chiaro che allora il quadro politico cambierebbe radicalmente. In questo caso sarebbe quindi più lineare e corretto, sia sotto il profilo politico, ma anche della cosiddetta Costituzione formale, tornare alle urne per ridare la parola al popolo.