Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, dicembre 09, 2010

IL TERZO POLO E' IN STATO CONFUSIONALE

di Giacomo Stucchi

Se si trattasse di un partita a poker si potrebbe dire che il rilancio fatto da uno dei giocatori, ovvero la presentazione in tutta fretta della mozione di sfiducia al Governo presentata alla Camera da parte di Fini-Casini-Rutelli, non è bastato, a far scoprire le carte all'altro giocatore: Berlusconi, infatti, non dimettendosi ha a sua volta rilanciato e costretto gli avversari a doversi inventare qualcosa di nuovo. In tal senso, l’ultimo intervento in tv di Gianfranco Fini, ospite di Ballarò, nel quale il presidente della Camera ha detto di non volere alcun ribaltone, unitamente alla proposta del capogruppo alla Camera di Fli, Bocchino, che ha avanzato l’idea di una “crisi pilotata” che veda le dimissioni del premier prima del 14 dicembre e il successivo reincarico in 72 ore, sembrano essere più un tentativo dei finiani di uscire dall’angolo nel quale loro stesso si sono cacciati, anzichè una seria proposta per rilanciare maggioranza e Governo. La proposta di Bocchino, infatti, appare un vero e proprio ossimoro, dal momento che non si capisce perché il premier dovrebbe dimettersi per poi succedere a se stesso dopo qualche ora! A meno che l’intento reale non sia quello di far cadere il governo in carica per favorirne subito dopo la nascita di un altro, con dentro altre formazioni politiche e chissà quale premier. Ma, una simile operazione, significherebbe il ritorno ad un stile ed una prassi da Prima Repubblica, quando le “crisi pilotate”, appunto, servivano per sbarcare qualcuno dal governo e imbarcare qualcun altro, che probabilmente nessuno oggi, a cominciare dal presidente della Repubblica, Napolitano, si sentirebbe di avallare. Esiste infatti un sistema elettorale, vincolante per tutti, che ha permesso di insediare democraticamente a Palazzo Chigi un premier indicato dal popolo, sulla base di un programma scelto dagli elettori. Come verrebbe giudicata dal popolo la circostanza che un partito che non ha aderito a questo programma, ed anzi lo ha osteggiato dentro e fuori il Parlamento, venga poi chiamato a far parte dell’esecutivo? Sarebbe un ribaltone vero e proprio. Che però, come già ricordato, lo stesso presidente della Camera Fini ha detto di non volere, aggiungendo peraltro di essere certo dell’esistenza di una maggioranza parlamentare sfavorevole al presidente del Consiglio, e di escludere elezioni anticipate in caso di caduta del governo. Un ostentazione di fiducia che in realtà, con il passare delle ore e l’avvicinarsi del voto sulla sfiducia alla Camera, appare sempre più sospetta. Se il terzo polo fosse davvero convinto di avere i numeri per sfiduciare il Cavaliere, perchè non aspettare con tranquillità il 14 dicembre ed evitare nuove tensioni, persino coi presunti alleati? La verità è che la situazione sta sfuggendo di mano a Fini, in primis, ma anche ai suoi nuovi alleati, Casini e Rutelli, che pensavano di aver trovato nel presidente della Camera la soluzione per disarcionare il Cavaliere, e invece devono fare i conti con una realtà molto diversa. Insomma, tutto lascia pensare che il terzo polo sia già in grosse difficoltà prima ancora di arrivare alla prova parlamentare decisiva.