Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, dicembre 07, 2010

IL TERZO POLO IN UN VICOLO CIECO

di Giacomo Stucchi

I dirigenti del terzo polo si sono sbracciati a presentare alla Camera la mozione di sfiducia contro il Governo, ma adesso l’impressione è che nelle loro file la confusione regni sovrana. La fretta con la quale si è compiuto il passo della sfiducia è stata dettata, probabilmente, dalla necessità di “snidare” il premier che ostentava, e ostenta ancora oggi, sicurezza e determinazione nel mantenere il punto. Adesso che l’ora della verità si avvicina, però, è come se nel terzo polo si insinuasse sempre più il seme del dubbio. Senza sapere né dove andare a parare in caso di voto sfavorevole al Cavaliere, né con chi allearsi per l’eventuale dopo Berlusconi, i seguaci di Fini e Casini soffrono oggi una specie di crisi di identità politica. Non possono andare da soli, perché non hanno i numeri; non possono contare più di tanto sul Quirinale, perché il presidente Napolitano ha già fatto intendere di non avere nessuna intenzione, in caso di caduta del Governo Berlusconi, di avallare un esecutivo del ribaltone; sanno di non convincere nessuno, quando parlano di un governo di responsabilità nazionale, o di “armistizio” (come piace ripetere a Casini), che comprenda anche il Pd, l’Idv e chissà cos’altro, perché è probabile che i primi a non credere in questa soluzione siano gli stessi parlamentari di Fli e Udc. Insomma, la sensazione è che l’ex inquilino, e quello attuale, di Montecitorio, si siano messi in un bel vicolo cieco! Certo, tutto è possibile. L’annuncio di avere già da giorni i numeri per sfiduciare il presidente del Consiglio, non avendo sortito l’effetto di far dimettere Berlusconi, potrebbe adesso servire ad esorcizzare eventuali altri sfavorevoli responsi, ma ciò che più sta spiazzando Fini e Casini è la risolutezza che il premier, sino a questo momento, sta mettendo in campo. In ogni caso, comunque vada a finire il prossimo 14 dicembre, il punto è che non si era mai vista un’opposizione che come scenario successivo all’eventuale caduta del Governo, non chieda poi immediate elezioni. Anzi, si trincera dietro a mille scuse (legge elettorale, emergenza economica, e quant’altro) pur di non andare al confronto elettorale. Un comportamento anomalo che la dice lunga su quale sia il vero obiettivo dei ribaltonisti: disarcionare un governo, legittimamente eletto dal popolo, per sostituirlo con un altro che blocchi le riforme, in primis il federalismo, e faccia anche una legge elettorale che riporti il Paese ai disastri della partitocrazia e della Prima Repubblica. Ma si tratta di una strada impercorribile, di un progetto folle. Noi crediamo che Berlusconi abbia i numeri per andare avanti in questa legislatura, ma se così non fosse, se davvero l’incoscienza di pochi riuscisse nell’intento di far cadere il Governo, allora la parola spetterebbe al popolo. In poco più di due mesi, dallo scioglimento delle Camere, il Paese avrebbe un nuovo Governo pienamente legittimato e la democrazia sarebbe allora salvaguardata.