Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, febbraio 22, 2011

MENO MALE CHE UN GOVERNO C'E'

di Giacomo Stucchi
Chi riteneva, sino a qualche giorno fa, che il Governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene si paralizzassero a seguito dell’iniziativa giudiziaria nei confronti del premier ha sbagliato di grosso ed è costretto oggi a rivedere la propria strategia. Se le inchieste dovevano avere un effetto sulla politica, sino ad oggi questo si è concretizzato in un ricompattamento del Pdl, ove stanno rientrando i fuoriusciti di Fli. Per quanto ci riguarda, però, vogliamo continuare a pensare che le due cose, le iniziative del Governo e l’azione dei pm di Milano, rimangano sostanzialmente su due piani distinti. La riforma della giustizia, per esempio, non nasce oggi ma ha radici profonde, che affondano persino in un voto popolare espresso in occasione di un apposito referendum. Nessuno ha intenzione di punire la magistratura, che nel suo complesso fa il proprio dovere, a Milano come altrove, ma è indubbio che i tempi caratterizzanti oggi l’azione giudiziaria, almeno per la maggior parte dei cittadini, sono davvero troppo lunghi. La riforma del sistema giudiziario, del resto, era ed è tra i punti essenziali del programma di Governo, quindi non ha senso il solito sbraitare dell’opposizione ad un presunto scandalo per averci messo mano in questo momento. Piuttosto, se vogliamo restare sul tema, è scandaloso l’utilizzo non delle intercettazioni telefoniche nelle indagini, ma la mancanza di un regolamento che impedisca che le stesse vengano date in pasto alla stampa. Una circostanza che si traduce in un processo mediatico preventivo a quello nell’aula di tribunale; con la differenza però che la sentenza emessa dall’opinione pubblica, ancorché si venga poi assolti nel processo reale, non ha né appello né clemenza. Tutto questo non è degno di un Paese civile. Sbaglierebbe ancora chi oggi ritenesse che i procedimenti giudiziari a carico del premier possano impedire di portare avanti le altre riforme, in primis quella sul federalismo, che invece marciano seguendo una precisa tabella di marcia. Si mettano l’anima in pace quindi i vecchi e nuovi oppositori del Governo, che per la verità si assottigliano sempre più, perché sino a quando l’esecutivo avrà i numeri si andrà avanti per portare a termine il programma e far fronte a tutte le emergenze. Come quella, gravissima, che vede il nord Africa esplodere come una polveriera a seguito delle rivolte popolari in Tunisia, Egitto e, da ultimo, in Libia. Un fronte aperto, alle porte di case, che ci riguarda direttamente per le sue implicazioni economiche ma anche sociali, che non può non vedere tutte le democrazie occidentali coinvolte anche nell’esecrare l’uso della violenza contro i civili. Bene ha fatto quindi il ministro dell’Interno Maroni a proclamare lo stato d’allerta, sollecitando anche un intervento dell’Europa che purtroppo, come sempre accade in questi casi, si muove con molta lentezza. Sarebbe utile però che, almeno in questa crisi dagli esiti imprevedibili per tutti, una certa opposizione si adoperi per sotterrare l’ascia di guerra nei confronti del Governo ed eviti inutili strumentalizzazioni che non servono a niente e a nessuno. Alla luce di tutto quanto sta accadendo viene quindi da dire meno male che un Governo c’è.