Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, marzo 01, 2011

ECCO QUANDO SERVIREBBE FARE FRONTE COMUNE PER AGIRE NELL'INTERESSE DI TUTTI

di Giacomo Stucchi

L’iter legislativo sul federalismo fiscale procede speditamente su due livelli: quello in Aula alla Camera, dove il Governo ha posto la fiducia sul decreto per il federalismo municipale; quello in Bicamerale, dove è già cominciata la discussione sugli altri decreti del provvedimento non ancora approvati. Un’attività a tutto spiano che denota sia la volontà del Governo di andare avanti sulla strada delle riforme, sia la pervicacia della Lega che non arretrerà mai di un centimetro nella funzione di spinta propulsiva all’esecutivo. L’azione di Governo quindi, supportata dal lavoro parlamentare in Aula e nelle Commissioni (che spesso risulta essere determinante), non si arresta e anzi fa fronte alle vecchie e nuove emergenze. Il sacrificio di un altro alpino impegnato in una missione di soccorso in Afghanistan, così come la crisi libica (i cui sbocchi appaiono ancora incerti e le cui conseguenze, per tante ragioni, ci riguardano direttamente), e naturalmente tutte le scadenze di politica interna che stanno sul tappeto, ci ricordano come non bisogna mai abbassare la guardia. Tutto però potrebbe essere più semplice, o se si vuole più utile per i cittadini, se almeno su alcune questioni si agisse nell’interesse del Paese e non della propria parte politica. L’immobilismo dell’Unione europea nella crisi del nord Africa è, per esempio, un problema rispetto al quale bisognerebbe fare fronte comune. L’’Europa può far finta di non vedere ciò che accade ai suoi confini meridionali, ma se davvero l’esodo di profughi dalla sponda sud del Mediterraneo dovesse manifestarsi in tutta la sua paventata imponenza, allora si che quello sarebbe un vero problema del quale tutti i ventisette membri dell’Ue dovrebbero necessariamente farsi carico! Ma c‘è di più. A cosa servono infatti le riunioni periodiche degli organi di rappresentanza parlamentare a livello europeo, se poi questo lavoro non si traduce in un’azione concreta di intervento quando ciò è obbiettivamente necessario? Dinanzi alla difficoltà di ottenere interventi di aiuto dalle istituzioni comunitarie, per affrontare le conseguenze della crisi nordafricana, le forze politiche del Paese più esposto dovrebbero parlare all’unisono e denunciare con forza il disinteresse dei burocrati di Bruxelles. Rispetto a quanto sta accadendo alle porte di casa nostra c’è solo da gridare con forza, tutti insieme, contro l’irragionevolezza di un’istituzione che solo a parole proclama principi e valori che dovrebbero ispirarsi alla solidarietà, alla comunione d’intenti, allo spirito costruttivo; salvo poi tirarsi indietro, o non proporsi del tutto, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti. C’è un tempo per il confronto politico e persino per la polemica, ingredienti giusti, legittimi e necessari in ogni democrazia che si rispetti, ma c’è anche un tempo per la condivisione di interessi altrettanto giusti ma soprattutto necessariamente comuni.