Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 14, 2011

MAGGIORANZA COESA MA ADESSO DIALOGO SULLE RIFORME

di Giacomo Stucchi


Al di là del provvedimento legislativo approvato alla Camera, che auspichiamo serva da viatico alla più ampia e organica riforma del sistema giudiziario già presentata dal Governo, è possibile fare qualche considerazione di carattere generale. Il primo dato è la compattezza della maggioranza. Se guardiamo ai passaggi parlamentari che si sono susseguiti negli ultimi mesi il fatto che il governo possa contare su una maggioranza certa non sarebbe una notizia. Nel senso che sulle votazioni topiche, che potevano mettere a rischio la tenuta del Governo, la maggioranza ha sempre dimostrato di esserci, assumendosi le proprie responsabilità. I numeri quindi danno ragione a Berlusconi quando dice che la maggioranza, sia pur ridotta dopo l’uscita dei finiani, è in realtà più coesa di prima. Il voto favorevole della Camera sulle disposizioni in materia di prescrizione, che si ispirano al principio costituzionale della ragionevole durata di un processo, diventa invece una notizia se si considera il contesto nel quale è arrivata l’ennesima prova parlamentare per la coalizione di Governo. Un clima, quello creato ad arte dalla sinistra, che ha visto tra l’altro una mobilitazione di piazza fatta a posta per scatenare reazioni senza controllo, oltre al solito fuoco di fila mediatico da parte degli organi di informazione che fiancheggiano, e sempre più spesso direi quasi la sostituiscono, l’opposizione. Ma c’è dell’altro. Gli oppositori del Governo, e arriviamo così al secondo punto di riflessione, escono da quest’ultimo passaggio parlamentare davvero con le ossa rotte. Non solo sul piano dei numeri, un fronte sul quale peraltro dovrebbero interrogarsi a fondo (anche alla luce del risultato della votazione con scrutinio segreto), ma quanto su quello politico. Dopo l’ennesima sconfitta parlamentare, e preso atto che con questi numeri a favore del centrodestra non esistono le condizioni per dare una spallata al Governo, speriamo quindi che il Pd riprenda il cammino del confronto sulle riforme e non continui invece nel prosieguo della legislatura a leggere in Aula la Costituzione! Sarebbe mortificante per i parlamentari del Pd e deprimente per il Parlamento, così come per tutti i cittadini. Un’ultima considerazione, e non certo in ordine di importanza, riguarda invece i rapporti tra i poteri dello Stato. Un provvedimento legislativo si può più o meno condividere ma il principio democratico, costituzionalmente sancito, che deve essere rispettato è che il Parlamento fa le leggi e i magistrati le applicano. Non ci può essere un’inversione delle due cose. Altrimenti ci avvieremmo ad un sovvertimento dello Stato democratico che, come sancito nella nostra Carta costituzionale, sulla distinzione dei poteri non dà adito a nessun dubbio.