Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, luglio 19, 2011

LE RIFORME SERVONO A METTERE IN SICUREZZA IL PAESE

di Giacomo Stucchi



La scorsa settimana, proprio sulle pagine de La Padania, auspicavamo che il clima di coesione politica, che aveva portato all’approvazione della manovra economica a tempi di record, continuasse anche sulle riforme strutturali urgenti che servono al Paese. Ma prima di soffermarci su cosa il Governo e il Parlamento potrebbero fare per cambiare davvero un sistema istituzionale non più al passo coi tempi, e magari contribuire a creare quel clima di fiducia che serve ad arginare le azioni speculative sui mercati, dobbiamo innanzi tutto soffermarci sul contesto internazionale, economico e politico, nel quale ci troviamo ad operare. Da parte dei centristi a volte si fa riferimento ai vecchi governi della Prima Repubblica che incentivavano le spesa pubblica, quasi come a dire che si stava meglio quando si stava peggio. Niente di più falso! Quei governi potevano agire in modo dissennato perché non avevano alcun tipo di controllo sul debito pubblico e se, per esempio, varavano un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione non dovevano preoccuparsi di trovare nell’immediato la copertura finanziaria. Oggi per fortuna non è più così. L’Europa, tra l’altro, non consente ai singoli Stati di attuare in autonomia politiche economiche che abbiano come conseguenza quella di derogare a vincoli ben precisi. Di contro, per le speculazioni finanziarie, il cui unico obiettivo è quello di massimizzare i profitti, è più facile trovare terreno fertile. Attaccare un lato debole dell’euro, per esempio quello della Grecia, significa infatti mettere in crisi un intero sistema economico e monetario. In questa situazione cosa può fare il governo in carica? In primo luogo, può portare a compimento quelle riforme strutturali che, oltre a ridurre i costi della politica, e della macchina statale nel suo complesso, darebbero un forte segnale di cambiamento e di discontinuità con il passato. In tal senso lo schema di legge costituzionale presentato a firma del Ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che sarà all’esame del prossimo Consiglio dei ministri, contiene giustamente disposizioni concernenti la riduzione del numero dei parlamentari (che diventano 500, tra deputati e senatori, e ricevono un’indennità in misura corrispondente alla loro effettiva partecipazione all’attività di Commissione e Aula), l’istituzione del Senato federale della Repubblica e la nuova forma di Governo. Il provvedimento rappresenta una risposta concreta alla duplice esigenza di una razionalizzazione dei tempi e dell’efficacia dell’azione politica, ma anche dei suoi costi, e inoltre è un valido strumento per mettere in sicurezza il Paese. La proposta, in particolare con l’introduzione della sfiducia costruttiva e anti-ribaltone ma anche con la possibilità di accelerare l’iter di approvazione dei disegni di legge per i quali il Governo dichiari il carattere di “urgenza”, costituisce un vero e proprio banco di prova sul quale la classe politica, sia di governo che di opposizione, si può misurare per dare risposte concrete ai mercati, ma anche alla pubblica opinione.