Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, settembre 01, 2011

LE RICOSTRUZIONI "PARZIALI" DI VELTRONI

di Giacomo Stucchi



Eravamo incuriositi e quindi abbiamo assistito al dibattito televisivo sui Kennedy, trasmesso da La7 nella puntata di “In onda” in occasione del primo episodio della serie televisiva su una delle famiglie più popolari della storia recente americana, ma abbiamo dovuto constatare con rammarico che in studio il commentatore unico della serata, ovvero l’ex segretario del Pd Walter Veltroni, ha parlato poco di Usa e molto di Italy. Incoraggiato dalle domande dei conduttori Veltroni non si è certo fatto pregare e si è cimentato in certe ricostruzioni di vicende politiche di casa nostra che, per dovere di cronaca e amore della verità, non possiamo fare a meno di commentare. Per esempio quando l’”Obamadenoantri” ha detto che “il Paese ha un bisogno assoluto di riforme vere e profonde per evitare il tracollo” ma che “la principale preoccupazione oggi di questa maggioranza è solo di smontare le poche ch sono state abbozzate”. Vera la prima parte della frase, falsa la conclusione. E’ vero infatti, e la Lega Nord lo sostiene ormai da decenni, che il Paese ha un disperato bisogno di riforme strutturali che lo cambino da cima a fondo, ma lo è altrettanto il fatto che il Governo in carica ha varato la più grande riforma della storia della Repubblica che è quella del federalismo fiscale! Dinanzi alle emergenze economiche e finanziarie di carattere planetario che inevitabilmente coinvolgono direttamente anche il nostro Paese, con l’aggravante di essere su questo fronte particolarmente esposti, considerato il fardello del nostro enorme debito pubblico, è logico che negli ultimi mesi la manovra economica sia il primo punto all’ordine del giorno. Ma è ingeneroso, oltre che intellettualmente poco onesto, non riconoscere che il federalismo fiscale è una riforma epocale che, una volta a regime, può servire a cambiare davvero il sistema. L’abbandono della spesa storica per passare all’adozione dei costi standard, tanto per citare uno dei tanti aspetti della riforma, costituisce una novità che rompe gli schemi con il passato. “Riformismo – ha poi aggiunto l’ex segretario del Pd – è saper fare quello che serve al Paese sfidando ogni conservatorismo, ma dando al contempo l’idea di un progetto complessivo di innovazione di cui il governo sia strumento”. Belle parole, peccato che il Pd nella legislatura in corso questi buoni propositi li abbia messi in pratica solo per qualche mese, giusto il tempo di un fugace confronto con la maggioranza sulla riforma del federalismo fiscale, per lasciare poi il passo al muro contro muro. Un atteggiamento assunto nel nome del riformismo, o piuttosto dettato dalle ragioni dell’antagonismo con il nemico-alleato Di Pietro, che sull’aggressività al Governo ha costruito le sue fortune politiche? Quando si fanno delle ricostruzioni storiche, a maggior ragione quando si usufruisce di una vasta platea qual è quella televisiva e per giunta senza contradditorio, i fatti vanno ricordati tutti e non parzialmente.