Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, ottobre 04, 2011

OCCORRE RIFLETTERE SUL RUOLO DI CONFINDUSTRIA

di Giacomo Stucchi



Confindustria, con la presidenza di Emma Marcegaglia, implacabile ‘fustigatrice’ del governo e sempre sulle prime pagine dei giornali più per le sue entrate a gamba tesa nel dibattito politico che non per le proposte a favore degli industriali, ha perso il più importante gruppo industriale del Paese. La decisione della Fiat di uscire da Confindustria è una di quelle azioni che devono fare riflettere e che legittima la richiesta della Lega Nord di far uscire anche le aziende statali. Approfondiamo la questione perché soffermarsi su alcuni aspetti della vita politica ed economica può aiutare a capire i fatti di tutti i giorni, ma anche cosa a volte si cela dietro le dichiarazioni di Tizio o di Caio. Il fatto è che in politica quasi nulla accade per caso ed i continui attacchi al governo da parte di Confindustria, in un momento di forti turbolenze economiche e finanziarie mondiali, unitamente alle difficoltà endemiche del nostro sistema ad intraprendere con fermezza la via delle riforme strutturali, sono stati in molte occasioni quanto meno fuori luogo. Proprio quando cioè bisognava fare quadrato, soprattutto sulle manovre varate la scorsa estate per mettere in sicurezza l’economia del Paese, Confindustria, anziché preoccuparsi concretamente dei problemi delle categorie che rappresenta, ha preso parte a pieno titolo allo scontro politico. Una strategia non certo produttiva per una categoria che di tutto ha bisogno fuorché esacerbare i rapporti con il governo. In alcune occasioni lo scontro della Marcegaglia con Palazzo Chigi è sembrato andare ben oltre la normale dialettica politica ed istituzionale per diventare scontro diretto tra parti in causa, intenzionate ad occupare il medesimo spazio. Ecco perché nessuno può negare che oggi l’uscita di Fiat da Confindustria, ancorché annunciata a suo tempo e quindi prevista, sia un fatto molto grave. Al di là del merito della questione, e cioè dei motivi che hanno spinto Marchionne ad assumere la decisione, la riflessione che oggi bisogna fare è sul ruolo, in generale, di Confindustria. Anche perché, sarà un caso ma la decisione della Fiat di non volersi più fare rappresentare da Confindustria è stata ufficializzata pochi giorni dopo la presentazione dei cinque punti contenuti nel “Manifesto delle imprese per l’Italia”, redatto anche da Confindustria e illustrato proprio dalla Marcegaglia. Ovvero dopo quell’atto che, più di tutti gli altri, ha determinato la trasformazione di Confindustria in attore politico vero e proprio. Più che rivendicazioni di una categoria, che deve fare i conti con enormi problemi sia interni sia esterni al nostro sistema economico: i cinque punti sono sembrati un programma politico. Adesso, dopo l’uscita di Fiat, né la Marcegaglia né i vertici di Confindustria possono fare a meno di trarre delle conseguenze.