Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

domenica, novembre 20, 2011

MONTI E IL RISIKO PARLAMENTARE

di Giacomo Stucchi


Chissà come faranno a capirsi le varie anime che compongono la maggioranza parlamentare grazie alla quale ha visto la luce il governo Monti. Già perché a scorrere la sequela di partiti, e di sottogruppi, che hanno permesso al professore della Bocconi di insediarsi a Palazzo Chigi sembra quasi di giocare a RisiKo, ma senza regole. Anzi, per la verità, una regola c’è ed è quella di fingere di volere il bene del Paese per mirare invece a governare tutti insieme appassionatamente, salvo poi annientarsi a vicenda alla prima occasione utile. Cominciamo con il Pdl. Negli anni di governo abbiamo sempre fatto una fatica enorme a governare con un partito dalle mille anime e dalle tante correnti, almeno trenta, divise in associazioni, fondazioni, movimenti, think tank. Farne un censimento è davvero arduo ma proviamo a sintetizzare: i Berlusconiani, guidati da Sandro Bondi, Gianni Letta e Denis Verdini; i Pretoriani del Cavaliere come Daniela Santanché e Renato Brunetta; i fedelissimi di Alfano: Fabrizio Cicchitto, Michela Brambilla, Maurizio Lupi ed altri. Finito? Nemmeno per sogno! Ci sono infatti gli ex Alleanza Nazionale, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Giorgia Meloni e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Ben rappresentata è poi l’ex Dc: i Democristiani come Gianfranco Rotondi e Carlo Giovanardi, i Pisaniani come Roberto Massidda, gli Scajoliani. Come se non bastasse c’è pure Formigoni, ma anche gli ex socialisti e i fuoriusciti Adolfo Urso e Andrea Ronchi. Ma ad aver votato la fiducia a Monti ci stanno pure i componenti di “Forza Sud” che fanno riferimento a Gianfranco Micciché, e altri ancora che per necessità di sintesi non riportiamo. Facile immaginare quindi con quale chiarezza d’intenti il Pdl potrà adesso appoggiare con convinzione ed efficacia il neo governo. Tanto più che al suo fianco si trova non più un alleato serio e responsabile, come lo è stato per tre anni e mezzo la Lega Nord, ma addirittura l’acerrimo nemico di sempre: il Pd. Altra galassia partitica nata dalle ceneri dell’Ulivo più simile ai transformers, che muta cioè al variare delle stagioni politiche, che non ad una seria aggregazione di centrosinistra con un serio programma da presentare agli elettori, che conta, per ammissione dei suoi stessi parlamentari, ben sedici correnti. Ognuna delle quali, naturalmente, dotata di una propria organizzazione o fondazione: Veltroni, Massimo D'Alema, Piero Fassino, Pier Luigi Bersani, e poi, dalla Margherita, Giuseppe Fioroni, Franco Marini, Dario Franceschini, Enrico Letta e Rosy Bindi. Non è finita c’è poi l’area di Ignazio Marino ma anche di Arturo Parisi. Come dimenticare poi i rottamatori guidati da Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Infine c’è il Terzo Polo: un mostro politico a tre teste costituito da Udc, Fli e Api. I tre ‘leader’ (Casini, Fini e Rutelli) che lo guidano hanno tre obiettivi diversi: il primo vorrebbe creare il grande centro, il secondo la grande destra, il terzo il grande….boh! Ma c’è dell’altro. Con questo governo il Pd ha infatti raggiunto il record mondiale di incoerenza. Dopo aver chiesto infatti sino alla noia le dimissioni del governo Berlusconi, ed averle ottenute, non certo per propri meriti ma solo per le molteplici pressioni (mediatiche, finanziarie e giudiziarie) sul premier, un minimo di logica avrebbe voluto che Bersani chiedesse di andare a votare il più presto possibile. Tanto più che questo è ciò che è accaduto in tutti gli altri Paese europei alle prese con problemi simili ai nostri. In Irlanda, Islanda, Grecia, Spagna e Portogallo, infatti, prima di adottare le drastiche misure economiche chieste dall’Europa hanno scelto di andare a votare per far decidere al popolo se e da chi farle eventualmente adottare. In Italia, invece, Bersani non solo non ha chiesto il voto ma è diventato socio fondatore dell’ammucchiata Pdl-Pd-Terzo Polo, che ha consegnato direttamente le chiavi di Palazzo Chigi a Monti. Ha fatto bene quindi Enrico Letta ad inviare il foglietto al presidente del Consiglio durante il dibattito sulla fiducia alla Camera, con il quale ha prenotato una poltrona nel governo, perché sono già tantissime le prenotazioni che si rischia davvero di non fare a tempo!