Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, novembre 03, 2011

NO A GOVERNO TECNICO, PRONTI IN PARLAMENTO PER MISURE CONCRETE ANTICRISI

di Giacomo Stucchi


La Lega Nord è determinata, sia nel ribadire alcuni punti fermi, come quelli sull’inviolabilità dei diritti acquisiti per le pensioni di anzianità, sia a fare la sua parte in Parlamento per far sì che gli impegni presi con l’Ue diventino fatti concreti. Restiamo indisponibili, invece, a qualsiasi forma di governo alternativo a quello esistente. In quel caso allora, come ha detto il nostro Segretario Federale Umberto Bossi nel corso delle consultazioni informali con il Capo dello Stato, sarebbe meglio restituire la parola ai cittadini. Tutto ciò premesso resta il fatto che il maxi emendamento al disegno di legge di stabilità approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri è figlio di una situazione complicata, non certo per sola colpa del Governo. Innanzi tutto perché, qualunque cosa avesse contenuto il provvedimento, è difficile spiegare ai mercati e ai partner europei la differenza che passa nel nostro sistema legislativo tra decreto legge, emendamento e disegno di legge. Si tratta di strumenti legislativi difficilmente “traducibili” in un linguaggio europeo che, soprattutto in questo momento, guarda più alla sostanza delle cose che non alle sfumature, e direi anche storture, del nostro sistema legislativo. E poi perché, al di là delle suddette complicazioni, bisogna anche considerare le caratteristiche, davvero singolari rispetto allo standard delle moderne democrazie occidentali, del nostro sistema politico ed economico. Basti pensare all’eterna divisione all’interno dell’opposizione, con posizioni che spaziano dal liberismo al socialismo ortodosso; ma anche alla sua incapacità, a parte qualche emergente eccezione, di saper guardare oltre l’antiberlusconismo. Ma c’è di più: un presidente della Camera dei Deputati che, anziché stare al di sopra delle parti, utilizza il suo ruolo, dentro e fuori il Parlamento, non solo per partecipare al dibattito politico ma anche per cercare di determinarne gli esiti; i sindacati già sul piede di guerra per i soli annunci fatti dal Governo sulla riforma del mercato del lavoro; un organismo importante, come Confindustria, la cui presidente, pur avendo perso un associato come la Fiat, non solo non avverte la necessità di dimettersi ma anzi si prodiga di dare consigli al Governo sulle misure da adottare per affrontare la crisi; una stampa di parte che, anziché difendere gli interessi del Paese, come fanno in tutto il mondo quando ad essere in gioco è il futuro dei cittadini, spara portate al Governo per indebolirlo. In queste condizioni non c’è da stupirsi se le Borse continuano ad andare su è giù, mettendo in fibrillazione il mondo della politica, della finanza e dell’economia. A tutto ciò si aggiunga il contesto europeo nel quale siamo inseriti che, anziché su una chiara governance, al momento si sta reggendo sulla diarchia Merkel-Sarkozy. E' in questo scenario di estrema difficoltà che il Governo e la maggioranza tutta dovranno trovare la forza per affrontare questa ulteriore gravosa prova.