Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, maggio 29, 2012

LE IPOCRISIE DELLA MAGGIORANZA E DEL GOVERNO

di Giacomo Stucchi

Se il Commissario straordinario per la spending review, Enrico Bondi, presenta il “Cronoprogramma” per la razionalizzazione della spesa dell’acquisto di beni e servizi (che altro non è che l'adozione dei costi standard già previsti nella nostra riforma sul federalismo fiscale), non gli è da meno il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che in una lettera pubblicata sul Corsera indica un piano di riforme a tappe forzate che, a suo dire, sarebbero realizzabili addirittura entro il 2012 e, comunque, in tempo utile per l'inizio della nuova legislatura. Pur volendo riconoscere agli estensori di simili progetti, dal taglio della spesa pubblica alle riforme istituzionali, una perfetta buona fede, sono i tempi e i modi a lasciare molto scettici anche chi, come il sottoscritto, è sempre stato favorevole a cogliere in Parlamento l'attimo fuggente, ovvero l'occasione unica che permette al nostro farraginoso e obsoleto sistema legislativo di compiere certi scatti in avanti sul fronte delle riforme. Ma lo spirito riformatore di maggioranza e governo appaiono sospetti. In primo luogo, sul fronte economico. Per famiglie e imprese, infatti, la scelta del governo Monti di aumentare la pressione fiscale si è rivelata un disastro. Adesso, per recuperare credibilità e anche per trovare nuove risorse (considerato che si è ormai raschiato il fondo del barile), il governo intende procedere coi tagli nella spesa pubblica. Ma allora perché non lo si è fatto prima? Se i professori di Palazzo Chigi avessero proceduto subito alla razionalizzazione della spesa pubblica si sarebbe potuto evitare di negare la pensione a chi ne aveva maturato il diritto o di introdurre la stangata sulla casa, la cui scadenza si sta inesorabilmente avvicinando; e allora sì che il sistema economico ne avrebbe tratto dei benefici, senza stagnare in una recessione senza fine. Allo stesso modo, sul piano politico e istituzionale, le riforme indicate da Alfano richiederebbero una coesione e un'unità d'intenti, tra le forze politiche che compongono la maggioranza, che francamente allo stato delle cose non crediamo esistano in Parlamento. Più verosimile invece il fatto che il Pdl, in cambio di un'elezione diretta del nuovo Presidente della Repubblica (un vecchio pallino del Cavaliere), conceda al Pd una nuova legge elettorale che magari contenga alcuni dei desiderata di Bersani e tolga anche di mezzo ogni tentazione di andare al voto già nel prossimo autunno con il sistema di voto vigente. Insomma, siamo alle solite! Pdl e Pd, come già in occasione della nascita del governo Monti, anziché pensare all'interesse del Paese, che nell'immediato è quello dell'adozione di misure a favore delle imprese, per favorire la crescita, e di una robusta riduzione della pressione fiscale, soprattutto a vantaggio delle famiglie, cincischiano su quale sia il modo migliore per occupare i posti di comando nella prossima legislatura. E chiudono anche gli occhi sulla legge per il nuovo mercato del lavoro che, allo stato attuale, sembra essere un rimedio peggiore del male. Basti pensare alle misure fiscali previste nel provvedimento legislativo, come per esempio i nuovi limiti di deducibilità delle spese relative ai mezzi di trasporto a motore, o ai paletti posti ai lavoratori autonomi con partiva Iva; nell'uno e nell'altro caso, lungi dall'introdurre nuove tutele o vantaggi per i lavoratori, le nuove misure finiranno invece col fare perdere altri preziosi posti di lavoro o, nel migliore dei casi, con il tradursi in nuove tasse.