Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, dicembre 06, 2012

FINALMENTE MONTI A CASA!

di Giacomo Stucchi

L'astensione del Pdl sull'ennesima fiducia posta dal governo costituisce un indiscutibile fatto politico che, sul piano istituzionale, comporta come conseguenza immediata le dimissioni del premier. In un sistema democratico quando la fiducia del Parlamento viene meno non ci sono più attenuanti per un governo: deve semplicemente andare a casa. Né lo spread né altre emergenze varie possono quindi consentire a Monti di rimanere a Palazzo Chigi un minuto di più. Le regole della democrazia non ammettono deroghe, neppure nei confronti dei governi tecnici e quindi il Professore, preso atto di non avere più la fiducia in Parlamento, deve necessariamente dimettersi. Sul piano politico il nuovo atteggiamento del Pdl nei confronti del governo potrebbe aprire una nuova fase. Il condizionale è d'obbligo perché al momento è difficile prevedere a quali conseguenze possa portare, tanto sui destini del governo e della legislatura, quanto su quello delle alleanze elettorali, la presa di posizione di uno dei principali azionisti di maggioranza di questo governo; tuttavia quanto accaduto rimane una novità della quale la Lega Nord non può che prendere atto con piacere. Se solo il Pdl avesse ascoltato prima i nostri appelli a mollare il governo Monti, forse si sarebbero risparmiati ai cittadini tanti inutili sacrifici. E che siano stati inutili non lo dice solo la Lega Nord ma tutti i dati negativi che fotografano un'economia in profonda crisi. Il Natale 2012 sarà ricordato come uno dei più poveri dal dopoguerra coi cittadini che, secondo Confcommercio, spenderanno il 13,2% in meno delle loro tredicesime per i consumi. Persino l'Imu, il cui gettito secondo le prime stime supererà di molto quello previsto dal governo, sarà per il fisco una vittoria di Pirro, perché in contemporanea calano le altre entrate fiscali, come quella derivante dal gettito dell'Iva, perché nel frattempo l'economia è a pezzi e i consumi sono crollati. Per non parlare poi dei dati sulla disoccupazione che parlano di una società, soprattutto quella giovanile, che ha perso ogni speranza. Dinanzi a tanto sfacelo oggi non è più possibile tergiversare. Il premier deve dimettersi, certamente perché non ha più la fiducia del Parlamento, ma anche perché ha fallito sul piano dell'azione di governo, dall'economia al sociale. A chi ha già lanciato il suo ipocrita 'grido d'allarme' per il rialzo dello spread dovuto ad una presunta connessione con gli ultimi avvenimenti politici, vorremmo ricordare che la stessa emergenza portò, dodici mesi or sono, alla destituzione di un governo democraticamente eletto, salvo però far rimanere lo spread a livelli elevati anche con il governo Monti.