Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, novembre 12, 2013

LA MAGGIORANZA SMENTISCE SE STESSA

di Giacomo Stucchi

Si comincia a votare sulla legge di Stabilità ma non certo dopo aver fatto chiarezza. A poco meno di cinquanta giorni dalla fine dell’anno cittadini e imprese sono nell’incertezza più totale circa i saldi delle imposte da versare. E’ una situazione paradossale soprattutto se si considera che alcuni  emendamenti alla manovra, che mirano a riscrivere una parte importante della stessa, a cominciare dalla tassazione della casa,  sono stati presentati da parlamentari di partiti che fanno parte delle larghe intese. E’  la stessa maggioranza, quindi, che smentisce se stessa! Qui non si tratta di normale dialettica politica o del riconoscimento al Parlamento della sua funzione legislativa, cosa che peraltro non servirebbe  perché implicito nel nostro sistema costituzionale, qui siamo al caos più totale inteso come incapacità del governo ad esercitare le sue funzioni, in primis quella di dettare la politica economica e finanziaria.  Una confusione le cui conseguenze non possono che acuire lo stato di profondo malessere nel quale versano gran parte delle famiglie e delle aziende.  Anche in queste ore  del resto le larghe intese continuano a ciurlare nel manico con varie proposte, come quella di innalzare l’esenzione Irpef a dodicimila euro, che ancorché condivisibili molto difficilmente però troveranno una copertura finanziaria. Nello stesso tempo non si mette mano invece a quei tagli della spesa pubblica improduttiva che continua ad esistere  e persino a moltiplicarsi. In tal senso, infatti, vanno alcuni provvedimenti, come quello approvato  alle fine di ottobre in via definitiva dalla  maggioranza parlamentare e recante “disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni”. Un titolo tanto altisonante quanto incongruente con le norme approvate che, al contrario,  comporteranno una maggiore spesa per le casse dello Stato oltre ad una nuova preoccupante centralizzazione del reclutamento nella pubblica amministrazione. Insomma, tutto il contrario di quanto invece avrebbe bisogno il Paese.