Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, ottobre 28, 2014

DA PALAZZO CHIGI SOLO TATTICA E IMPROVVISAZIONE

di Giacomo Stucchi

Dopo il diktat di Bruxelles sulla correzione dei conti pubblici il governo è costretto a gettare la maschera. La manovra così come è stata presentata non va, Renzi non ha vinto alcuna battaglia, piuttosto ne esce perdente,  e con lui il nostro paese. Il governo non ha quindi vinto nessun contenzioso e il rapporto epistolare   tra Padoan e Katainen non determina alcuna rivoluzione nei rapporti tra il nostro paese e l’Ue; e, al contrario, certifica la subalternità del primo rispetto alla seconda.  Con la risposta alle richieste della commissione Ue sul documento programmatico 2015 il governo annuncia nuove misure cambiando, però, i saldi della legge di stabilità. Insomma, altro che tempi rapidi, qui si va per le lunghe  con l’aggravante che la legge di stabilità  si somma a tutti gli altri fronti, dal jobs act  alle riforme istituzionali, che il premier ha aperto simultaneamente e inopinatamente. Un’accelerazione che, ci siamo sforzati di spiegare in questi mesi di governo Renzi, non denota né efficienza né operatività  ma soltanto improvvisazione. A cominciare dai rapporti con l’Unione europea, con la quale Renzi continua a sostenere di aver ingaggiato una “battaglia” per ottenere una presunta flessibilità sui conti pubblici; e  che invece,  sono i fatti a dimostrarlo, si traduce nell’eterna subalternità del governo  ai tecnocrati e ai burocrati europei  che continuano a dettare l’agenda economica. Forse per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla  questione il premier ha allora deciso di sparigliare le carte, cosa che gli riesce benissimo, decidendo di aprire un altro fronte, questa volta con la Cgil guidata da Susanna Camusso. Ma anche qui  si tratta più di tattica politica, tutta interna alla sinistra, che non di sostanza. In cima ai pensieri del sindacato in questione e del governo, infatti, non c’è  il dramma di milioni di persone senza lavoro, ma la contesa della leadership della sinistra. Un fatto non da poco se, come si dice da più parti, la reale intenzione del premier sembra quella di andare presto al voto.