Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, gennaio 20, 2015

UN BRUTTO GIORNO PER LA DEMOCRAZIA

di Giacomo Stucchi
Oggi non è un bel giorno per la democrazia. In primis perché è stato impedito al popolo di esprimersi liberamente sul referendum promosso dalla Lega Nord relativo alla riforma delle legge Fornero; e poi perché è davvero difficile credere, come tiene a precisare il ministro Boschi, che la scelta del Presidente della Repubblica sia “del tutto estranea alla questione della legge elettorale”. L’impressione, invece, è che in entrambi i casi la democrazia ne esca con le ossa rotte. A dodici mesi dalla nascita del patto del Nazareno, da quell’accordo cioè tra il premier Renzi e Berlusconi che avrebbe dovuto avviare una spedita e decisa stagione riformatrice, il Paese è impantanato nelle secche da una politica di governo inconcludente. Con l’aggravante, rispetto a un anno fa, che allo stallo sulle riforme oggi si aggiunge una situazione economica molto più grave (coi consumi fermi e la disoccupazione alle stelle) e lo scoglio, appunto, dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica determinato dalle dimissione di Giorgio Napolitano. Uno scenario complicato che il Pd ha la responsabilità di avere reso, se possibile, ancora più difficile. Negli ultimi due anni infatti il partito che vanta una schiacciante maggioranza in Parlamento, nonostante il risibile vantaggio in termini di voti e in percentuale avuto alle Politiche del 2013, non ha mai smesso di celebrare il suo congresso. La minoranza dem ha così presentato il conto all’ex sindaco di Firenze abbandonando l’assemblea del gruppo al Senato: un modo per prendere le distanze dall’Italicum, certo, ma anche per sconfessare un governo che non ha mai digerito. Si va concretizzando, quindi, lo scenario da noi paventato negli ultimi mesi; e cioè un’azione di governo, coi suoi alleati più o meno ufficiali, che cincischia su premi, capilista, soglie di sbarramento e quant’altro, con l’unico intento di rimanere il più a lungo possibile nel palazzo.