Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, marzo 18, 2015

CON IL JOBS ACT SOLO UN FUOCO DI PAGLIA

di Giacomo Stucchi
Parlando alla Scuola superiore di Polizia il premier Matteo Renzi ha detto, tra l’altro, che “se l’Italia si rimette in moto è grazie a fattori esterni ed interni con il Jobs act e la legge di stabiltà”. Vedremo se sarà così, al momento però l’impressione è che gli unici effetti certi della riforma del lavoro siano quelli di aver creato un’odiosa disparità tra i lavoratori del settore pubblico e quelli del privato ma anche l’inesistenza di una sicurezza del posto di lavoro per i neo assunti. Sul primo punto peraltro c’è da registrare l’ennesima divisione nella sinistra tra chi pensa che le nuove norme valgano anche per il pubblico e chi no. Il contratto a tutele crescenti comunque cancella il diritto al reintegro in caso di licenziamenti per motivi economici e quindi, al di là delle connotazioni politico-ideologiche che inevitabilmente hanno accompagnato l’iter del Jobs act, la domanda da porsi è se sia verosimile che a fronte della cancellazione di un diritto acquisito da parte dei lavoratori la nuova normativa possa almeno produrre effetti positivi duraturi sulla nostra economia. La risposta al quesito sta nel combinato disposto tra l'abolizione dei contributi a carico delle imprese per i primi tre anni di assunzione e l'abolizione dell'articolo 18, sostituito con gli indennizzi previsti dal contratto a tutele crescenti, che rende le assunzioni molto meno impegnative per le aziende rispetto al passato e aumenta però in modo esponenziale il rischio di licenziamenti a catena. Molte simulazioni mettono in luce come gli sgravi fiscali previsti dalla legge di stabilità siano di certo superiori agli indennizzi che le aziende sono obbligate a pagare in caso di licenziamento di un dipendente assunto con il contratto a tutele crescenti. L’ancora di salvataggio dei sussidi alla disoccupazione che il governo ha promesso di estendere a tutti potrebbe poi rivelarsi un rimedio peggiore del male, soprattutto sotto il profilo della sostenibilità finanziaria. Insomma, con queste premesse il Job act potrebbe avere sulla nostra economia solo l’effetto di un fuoco di paglia.