Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, ottobre 14, 2015

LEGISLAZIONE A MEZZO STAMPA

di Giacomo Stucchi
Dopo avere tacitato le opposizioni sulla riforma costituzionale, impedendo loro di dare un contributo di proposte e di idee al ddl Boschi, ecco un’altra dimostrazione plastica di quale sia la considerazione che il Renzi-pensiero ha per il Parlamento. Ormai non c’è un intervento del premier, infatti, che non preveda almeno un’anticipazione ad effetto sulla prossima Legge di Stabilità. L’ultima novità, peraltro spudoratamente copiata, e male, dal programma di governo del centrodestra, è l’innalzamento del limite di mille euro per gli acquisti di beni e servizi con il contante. Al d là dei contenuti il punto è che la manovra, com’è ovvio, dovrebbe essere, in primis, materia del Parlamento; e invece continua ad essere oggetto di interviste giornalistiche al segretario-presidente. Inaugurando così un nuovo tipo di legislazione che potremmo definire a mezzo stampa. Il risultato, però, è che i numeri di quella che una volta si chiamava Finanziaria continuano a lievitare e nessuno, a cominciare dagli esperti dei ministeri economici, ha ben capito dove e come tirare fuori i soldi necessari a realizzare quanto promesso. Qualche sospetto, per la verità, c’è. Come quello, per esempio, che l’annunciato taglio delle tasse sulla prima casa, Imu e Tasi, che il premier ha promesso di restituire “paro paro” ai Comuni, possa essere in parte “scaricato” sui proprietari di seconde case. Ma, se così fosse, si tratterebbe del solito gioco delle tre carte. Peraltro a danno di contribuenti già tartassati anche a seguito della rivalutazione delle rendite catastali che, soprattutto nelle grandi città, hanno portato ad aumenti da record della pressione fiscale proprio sulle seconde case. Di certo, invece, c’è il rinvio della riforma Fornero, che tanti problemi ha creato e continua a creare a livello sociale; vedi il dramma degli esodati, ma anche quello di tutti quei lavoratori ai quali è stato negato il sacrosanto diritto di andare in pensione. Il governo avrebbe dovuto cambiarla già da tempo ma con l’ennesimo rinvio dimostra di saper accelerare quando si tratta di stravolgere la Costituzione, ma di frenare, invece, quando si tratta di difendere i diritti dei lavoratori.